Giacomo Giorgio è con Carolina Crescentini tra i protagonisti della serie tv Mare fuori, in onda su Rai 2. A OK Salute e Benessere racconta di avere la sindrome di Dorian Gray, cioè la paura di invecchiare e di vedere il proprio corpo decadere a causa dell’incedere dell’età. Ecco il suo racconto.
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Giacomo Giorgio: «Nasco ansioso. Il lavoro di attore ha amplificato questo lato del mio carattere»
Gerascofobia, si chiama. Ma è anche conosciuta come sindrome di Dorian Gray, il personaggio, creato da Oscar Wilde, che ottiene con una sorta di patto diabolico di restare eternamente giovane, dirottando i segni della vecchiaia su un suo ritratto. E proprio della paura d’invecchiare si tratta. Quella che ho io, a 22 anni. Io che, ironia della sorte, ho esordito al cinema in The Happy Prince, il film di Rupert Everett basato proprio sulla vita del grande scrittore e drammaturgo irlandese. Va subito detto che io nasco ansioso, uno stato che il mio mestiere non ha fatto altro che amplificare, vivendo noi attori sempre in bilico, in perenne attesa di una telefonata da un regista o da un produttore. Questo mi causava insonnia e stati d’inquietudine, come quando bevi caffè su caffè e il ritmo dei battiti del cuore accelera.
Paura di non poter più fare ciò che si ama
Crescendo, inoltre, ho iniziato a pormi domande esistenziali e così ho scoperto di temere non tanto la morte o la sofferenza, quanto il decadimento del mio corpo dovuto al passare dell’età. Se da un lato so che nel mio lavoro è possibile trovare un ruolo anche da ottantenne, dall’altro mi terrorizza l’idea di arrivare a un certo punto della vita in cui non potrò più fare ciò che ho sempre amato fare nella quotidianità.
A differenza di Dorian Gray, infatti, il mio non è un discorso estetico. Certo, preferirei invecchiare come Sean Connery o Alain Delon, ma il fatto di perdere l’avvenenza della giovinezza non mi preoccupa: basta che non vada a creare problemi nel lavoro. Un attore dev’essere vero, dentro e fuori, altrimenti perde credibilità davanti al pubblico: per questo non ricorrerò mai alla chirurgia estetica. Sono un tipo molto attivo, che, per esempio, ama pedalare in bicicletta e, in generale, muoversi molto, e il pensiero che tutto questo un giorno non sarà più nelle mie possibilità mi fa star male.
Giacomo Giorgio: «Vedo mio nonno e soffro»
Una sofferenza che intuisco anche nel mio adorato nonno Carlo. È un classe 1929 che ha vissuto la povertà e la guerra e che ancora oggi, sempre al fianco di nonna Melina, ha mantenuto una grande vitalità e lucidità, ma oggi gli acciacchi fisici gli impediscono d’inforcare la bici, di mangiare quello che vuole o di fare quei lavoretti domestici che magari richiedono il prendere la scala. Lui vorrebbe, ma non può. Il fisico non va di pari passo con la mente: di questo il nonno è pienamente cosciente, ne soffre e io, proiettandomi in lui, sto male a mia volta.
Ammirazione per lo yoga e la meditazione
Per fortuna che lo yoga mi aiuta a gestire questi miei stati d’ansia, paura d’invecchiare compresa. Con la pratica indiana ero già venuto a contatto quando ho iniziato a seguire il metodo di recitazione Stanislavskij, che richiede un lavoro introspettivo prima su se stessi e poi sul personaggio da interpretare e ha basi meditative, in quanto l’ideatore, Konstantin Sergeevic Stanislavskij, aveva studiato proprio lo yoga. Era come se la disciplina orientale m’inseguisse, non solo a teatro, ma anche nella vita privata: per esempio, giocando a calcetto continuavo a incontrare persone che la praticavano. Io ne ero affascinato e m’informavo, ma non avevo mai avuto il coraggio di cominciare. Dico coraggio perché guardarsi dentro non è facile, la nostra interiorità non è certo una comfort zone.
Giacomo Giorgio: «Per combattere l’ansia ho iniziato a praticare il Kundalini»
Poi, un anno fa, ho iniziato a praticare in maniera costante il Kundalini, una corrente «energetica» dello yoga che, oltre a portare un benessere generale nel corpo e nella psiche, ha fatto letteralmente la differenza nella mia battaglia contro l’ansia. Per questo devo ringraziare il mio maestro, Gurudass. Le sedute durano un’ora e mezza e si tengono tre volte alla settimana. Inizio recitando un mantra, tipo il Sat Nam (la vera identità dentro di noi), quindi passo al riscaldamento per poi entrare nella fase principale con esercizi di meditazione e di respirazione; la parte finale prevede un rilassamento profondo con altro mantra.
Neppure il lockdown dovuto al coronavirus mi ha fermato. Guru Dass ha tenuto lezioni via webcam. In verità all’inizio ero scettico, perché in questa pratica il contatto umano è fondamentale, però alla fine ha funzionato, era come stare in presenza del maestro. Viste la tristezza e la rabbia che in questo periodo stavano esplodendo nelle persone, ho coinvolto anche degli amici. E ha funzionato.
Giacomo Giorgio (testimonianza raccolta da Marco Ronchetto)