Resistere ai dolci è difficile. Lo sa bene Dorothea Wierer. La due volte vincitrice della coppa del mondo di biathlon impazzisce per lo strudel e il cioccolato. Ma è riuscita a frenarsi con «mandorle e mele essiccate, che si sono rivelate dei sostituti ottimi e sani». Ecco la sua storia raccontata a Ok Salute e Benessere.
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Il peccato capitale di Dorothea Wierer
Lo ammetto: la gola è il mio peccato capitale. Se fosse per me, le coppe da alzare dopo le vittorie sarebbero fatte di cioccolato. Scherzi a parte, io impazzisco per i dolci. Da buona altoatesina, adoro lo strudel di mele e poi, a seguire, tutto quello che c’entra con il cioccolato. Li consumerei lungo tutta la giornata, per me sono una droga. Più ne mangio e più ne mangerei. Una passione che coltivo da tutta la vita, anche se da bambina avevo qualche difficoltà perché mia mamma Irmgard me li nascondeva. Ma che poi ho potuto sfogare crescendo e acquisendo una maggiore indipendenza, anche perché la mia attività sportiva mi ha fatto uscire di casa quando avevo 14 anni.
I paletti dell’atleta
Ovviamente la mia attività di atleta impone di limitarmi, soprattutto a partire da ogni ottobre, con l’inizio della stagione di Coppa del Mondo che si avvicina. Devo trattenermi, intimarmi di non mangiare dolciumi per niente oppure, al massimo, solo un pezzettino di torta o un quadratino di cioccolato dopo aver cenato. Quando, invece, mi divorerei l’intera tavoletta.
In estate prende qualche chilo
In estate, invece, a gare ancora lontane, mi concedo qualche sfizio. Metto su anche due o tre chili di più, ma questo non mi preoccupa. Perché, poi, i successivi intensi allenamenti mi restituiscono subito il peso forma, quello che durante le competizioni è indispensabile.
Quella vocina nella testa
La tentazione dei dolci, però, non conosce stagioni ed è sempre presente. Per esempio, quando sono sdraiata sul divano a rilassarmi, scatta nella mia testa come un richiamo. Una vocina insistente che mi dice di andare a fare una visita nel posto della casa dove tengo la cioccolata. Tuttavia ho trovato il modo per resistere ai richiami di queste sirene fatte di zuccheri senza dovermi far legare (al sofà) sull’esempio di Ulisse.
La frutta secca come scaccia pensieri
Il mio segreto si chiama frutta secca e disidratata. Mandorle in guscio, mele e albicocche essiccate, soprattutto. Fanno bene alla salute – ormai sono tante le ricerche scientifiche che lo sostengono – e sono una grande ricarica di energia. Quella di cui probabilmente il mio organismo sente una mancanza ogni qual volta fa scattare in me il desiderio di cioccolato. Inoltre posso portarmele dietro anche quando sono in giro per il mondo. Perché per me è molto importante conoscere la provenienza del cibo che mangio. Le mele disidratate, tanto per dire, le prepara direttamente mia madre.
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Chilometro zero
Proprio mamma, oltre a nascondermi le tavolette di cioccolato, mi ha insegnato l’importanza della cura del corpo, dall’alimentazione all’attività fisica. Lei, al pari di mio marito Stefano, è bravissima ai fornelli e papà Alfred è addirittura cuoco. Io, invece, in cucina non sono una campionessa. Ma ho approfittato dell’isolamento causato dall’emergenza coronavirus per allenarmi anche a spadellare. Verdura e frutta che mangiamo sono a chilometro zero nel vero senso della parola, perché provengono dal rifornitissimo orto di casa.
Dorothea Wierer: la frutta la mangio al mattino
Insomma, sono venuta su con abitudini molto sane, che mi fanno puntare sui cibi bio. In particolare adoro consumare la frutta al mattino. A colazione – e generalmente solo in questo pasto – accompagno il porridge a base di cereali con mele alla cannella e un kiwi, oltre a fette biscottate o pane. Ovviamente, per la mia vita da atleta, ho bisogno anche di molti carboidrati, ma il segreto consiste nel mangiare un po’ di tutto, non solo la pasta o solo la carne o solo la verdura. Il nostro organismo ha bisogno di tutti i nutrienti.
Devo confessare che, appena terminata la stagione lo scorso marzo, ho trascorso le due settimane successive a mangiare qualcosa praticamente ogni ora. Ero talmente stanca che ho cercato di recuperare le energie perse attraverso il cibo, poi mi sono detta che dovevo darmi una calmata…
La femminilità che resiste nello sport
Anche la pratica sportiva mi è stata insegnata fin da piccola, perché siamo sempre stati una famiglia di sportivi, anche solo a livello amatoriale. Da bambina non ero interessata all’agonismo e mai e poi mai mi sarei immaginata di finire a gareggiare in Coppa del Mondo di biathlon. Per me, però, cura del corpo significa anche attenzione alla femminilità, all’essere donna.
Sono sempre stata una ragazza normalissima alla quale piace mettersi i tacchi e truccarsi. Lato femminile che tengo a mostrare anche quando gareggio nel biathlon, da molti ancora considerato uno sport maschile. I mass media hanno sottolineato il mio make up mentre scio o sparo con la carabina. Ora ho il trucco permanente: questo evita, per esempio, che mi coli il mascara quando sono sotto la neve e la pioggia oppure a causa del sudore. La carriera sportiva si costruisce, la femminilità è parte di noi stesse.
Dorothea Wierer
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