Andrea Vianello nel 2019 è stato colpito da un ictus. «L’anno scorso sono stato operato d’urgenza perché il sangue non affluiva più al cervello» ha raccontato il giornalista televisivo ad Ok Salute e Benessere. «Oggi posso raccontare la mia disavventura. Ma la ripresa è stata lunga e difficile»
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Fuori controllo
Non sapevo nemmeno più dire il nome dei miei figli. Dopo l’ictus che mi ha sorpreso il 2 febbraio 2019 era diventata un’impresa per me articolare anche il più semplice vocabolo. Proprio io che sono un giornalista televisivo e che con le parole ci lavoro da una vita! È iniziato tutto un sabato mattina. «Ho ancora quello strano mal di testa di ieri, che non mi passa», avevo detto a mia moglie. Mi ero svegliato tardi ed ero tornato a letto a fare la colazione. Ma, quando ho provato ad afferrare la tazza, mi sono reso conto che non avevo il controllo della metà destra del corpo. Mia moglie è accorsa sentendomi pronunciare frasi incomprensibili, e ha capito subito la gravità della situazione.
Andrea Vianello: la causa un’ischemia cerebrale
Ha chiamato immediatamente il 118 e sono arrivato in ospedale con l’ambulanza a sirene spiegate. In urgenza, ho dovuto subire un delicato intervento chirurgico per dissezione della carotide, ossia una lacerazione di una delle arterie più importanti perché trasporta il sangue che irrora il sistema nervoso centrale e il cervello. Era questo il motivo dell’ischemia cerebrale che ha provocato il mio ictus. Durante l’operazione, i medici hanno dovuto inserirmi due stent, cioè due protesi metalliche, per cercare di mettere a posto la parete della carotide che si era rotta e per ripristinare l’afflusso di sangue al cervello. Appena mi sono ripreso ho indagato, assieme ai medici, sulle possibili cause della dissezione carotidea. Non soffro di ipertensione, non ho alcuna familiarità per malattie cardiovascolari e in più dai controlli che avevo fatto di recente risultava tutto in regola.
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Il dubbio sull’osteopata
Da un paio di mesi, però, due volte la settimana stavo andando da un osteopata che mi sottoponeva a manipolazioni al collo per dei problemi alla cervicale. E, secondo i medici che mi hanno operato e altri che ho consultato, quelle manipolazioni potrebbero aver causato la dissezione della carotide. L’ultima seduta osteopatica l’avevo avuta proprio il giorno prima di quel mio forte mal di testa.
Un settore da regolamentare
Non ho nulla contro questa categoria, così come verso i chiropratici. Però vorrei che quanto ho vissuto facesse capire alle persone che le manipolazioni possono essere, a quanto pare, pericolose per la nostra salute. Credo che ci debbano essere delle regole più stringenti. In Italia due leggi recenti hanno istituito prima un albo dei dottori di chiropratica e poi un albo dei dottori di osteopatia presso il ministero della Salute. Ma non esistono ancora percorsi di studio né requisiti riconosciuti per svolgere queste particolari attività sanitarie. Oltretutto, i due albi non sono mai diventati effettivi e dunque, al momento, in attesa dei decreti attuativi, semplicemente non esistono. Una regolamentazione aiuterebbe i pazienti, ma anche gli stessi operatori.
Convivere con le conseguenze dell’ictus
Vorrei anche che la mia vicenda facesse capire che l’ictus e le emorragie cerebrali non devono essere «rimosse», evitando di parlarne per orrore o paura. In Italia rappresentano la terza causa di morte e la prima causa di invalidità permanente. L’ictus si può prevenire, curare, gestire. Purtroppo, a volte bisogna anche imparare a convivere con le sue conseguenze. Sebbene mi ritenga fortunato rispetto ai danni che avrei potuto riportare, tuttora mi sottopongo a sedute dal logopedista e a controlli periodici con angioTac e angiografia. In più continuo ad assumere dei farmaci, in particolare un anticoagulante per fluidificare il sangue.
Sedute di logopedia
Per fortuna, nel mio caso l’intervento chirurgico è andato bene. Ma i danni dell’ictus si sono ripresentati una volta sveglio. Non riuscivo più a parlare in modo comprensibile, mi sentivo pieno di parole che ristagnavano nella testa e non ce la facevano a venire fuori articolate in vocaboli. La ripresa dopo l’intervento non è stata facile, con infinite e provvidenziali sedute di logopedia. Ho deciso di raccontare la mia storia anche in un libro, non solo per informare, ma anche come sorta di terapia per me stesso. È stata una sfida dura che ho deciso di affrontare da solo, senza nemmeno il correttore automatico che avevo volutamente disattivato dal programma di scrittura. Quando ho iniziato, gli errori erano più numerosi delle parole che digitavo e pensavo che sarebbe stato impossibile riuscire a portarlo a termine. È stata dura anche perché, mentre scrivevo il libro, purtroppo ho perso mio papà Leonardo: l’ho finito anche per lui, era un progetto che lo aveva reso felice.
Andrea Vianello: scrivere rimane difficile
Ancora oggi, nonostante i miglioramenti graduali, scrivere è un’attività faticosa per me. Ci vogliono tempo e tenacia, ma non vedo l’ora di riprendere il mio lavoro anche in tv. D’altronde, Tomas Tranströmer, poeta svedese oggi scomparso, Nobel per la letteratura 2011, ha scritto per 25 anni le sue poesie dopo aver subito un ictus. Mai arrendersi.
Andrea Vianello
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