Non sono ancora disponibili in Italia i farmaci contro il virus sinciziale respiratorio, nonostante il via libera da parte dell’Agenzia Europea del Farmaco. Manca infatti il via libera dell’Agenzia italiana del Farmaco.
Si tratta del primo “vaccino” Abrysvo e dell’anticorpo monoclonale nirsevimab. Il vaccino, che va fatto prima di ammalarsi, protegge per l’80% dalla malattia grave. È indicato non solo per i bambini piccoli, ma anche per gli adulti che abbiano malattie respiratorie croniche.
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Farmaci contro il virus sinciziale respiratorio: perché non sono ancora disponibili in Italia?
Nonostante molti bambini abbiano dovuto essere ricoverati o abbiano dovuto ricevere le cure dei Pronto Soccorso, non si sblocca la trattativa tra Aifa e aziende produttrici. Il motivo di questo stop, secondo un’interrogazione parlamentare al ministro della Salute, sarebbe il braccio di ferro sul prezzo e sulla rimborsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
Farmaci contro il virus sinciziale abbattono il ricorso in ospedale
Nell’interrogazione parlamentare, il deputato Gian Antonio Girelli ha ricordato che i risultati scientifici hanno dimostrato che il farmaco riduce le bronchioliti dell’83,2% solo dopo una dose.
Questi dati evidenziano quale potrebbe essere il risparmio per la sanità italiana. Una simile riduzione delle complicanze più importanti del virus respiratorio sinciziale ha la capacità di far scendere enormemente il ricorso al ricovero in ospedale per migliaia di bambini. Ecco perché la rimborsabilità ha l’appoggio di tutto il mondo dei professionisti. La stessa sorte tocca anche all’anticorpo monoclonale nirsevimab, indicato per tutti i neonati.
Come si assume il vaccino?
Il protocollo prevede la somministrazione del vaccino alle donne incinte durante l’ultimo trimestre di gravidanza. La futura madre acquisisce gli anticorpi, proteggendo il bambino per sei mesi dopo la nascita. Quello che per comodità di comprensione chiamiamo vaccino, è in realtà un farmaco. Il suo obiettivo è quello di stimolare le difese immunitarie a produrre anticorpi specifici contro la proteina F del virus.
Questa molecola permette al virus di legarsi alle cellule, innescando l’infezione.