Testo di Maria Concetta Antelmi,
psicologa e blogger di PSYCHOMER
Un’attività che vediamo di frequente è mangiarsi le unghie, anche detta onicofagia. È un comportamento molto comune, di tipo compulsivo, che riguarda in particolare i bambini (30%) e gli adolescenti (45%).
È la manifestazione visiva di un disagio sviluppato nell’ambito familiare, che può andare dalla banale nascita di un fratellino, che sembra assorbire le cure dei genitori, a una situazione più grave, come continui litigi ai quali il bambino è costretto suo malgrado ad assistere, o alle aspettative troppo elevate dei genitori nei suoi confronti, o ancora quando il bambino è particolarmente ansioso e trova in questo passatempo un tranquillante. Si può dire che quando più l’ambiente esterno porrà al soggetto divieti, punizioni, prove difficili da superare, tanto più questo ricorrerà all’abitudine di mangiarsi le unghie.
Mangiarsi le unghie è quindi un modo dei piccoli per far capire ai genitori che vogliono attenzione. L’onicofagia si manifesta, infatti, nei momenti in cui ci si trova in situazioni che mettono a disagio o pongono il bimbo davanti a situazioni particolarmente stressanti. Solitamente questo comportamento visivamente disagiato,vizio,abitudine, si risolve da sé, appena l’evento che l’ha provocato scompare, salvo magari, riapparire alla successiva situazione stressante; ecco perché, in generale, non serve portare il bambino da uno specialista.
Altro discorso è se l’abitudine di mangiare le unghie provoca danni alle dita. In questo caso è necessario ricorrere allo psicologo infantile per capire da cosa dipende tutta l’aggressività e l’autolesionismo di questi atti.
L’onicofagia continua a essere presente anche da adulti, la troviamo nel 5% della popolazione. Si manifesta soprattutto nelle donne o in soggetti timidi e remissivi che esprimono la loro aggressività rivolgendola verso sé stessi piuttosto che all’esterno. Si tratta infatti di una forma di autolesionismo.
Noi psicologi individuiamo nel rosicchiare un’espressione di aggressività che si coniuga, nel caso dell’onicofagia, al gesto di portare qualcosa alla bocca (che da sempre richiama metaforicamente l’allattamento). Per curare il problema bisogna capire quali siano i motivi di tale ansia e aggressività e perché si prediliga lo sfogo verso sé stessi piuttosto che verso l’esterno.
Mangiarsi le unghie può inoltre provocare il trasporto nella bocca dei germi che si trovano sotto la superficie dell’unghia. Molti agenti patogeni, infatti, vivono sotto le unghie e per questo mangiarle può causare problemi. Tale comportamento, inoltre, rallenta le attività manuali poiché, volendo sempre avere le mani in bocca, diventa più difficile scrivere, guidare, suonare qualche strumento ecc… Se il vizio si protrae a lungo, infine, può venire intaccata la sostanza adamantina degli incisivi, favorendo così le carie.
Uno dei rimedi più noti per cercare di contrastare l’abitudine di mangiare le unghie è quello di renderne sgradevole il sapore del «cibo» mediante prodotti appositi e lenire la parte rovinata con olio di germe di grano.
La dottoressa Anna Marie Davidson, dell’Università del Kansas, ha trovato un interessante rimedio. Dopo aver raccolto cinquanta mangiatori di unghie dai diciotto ai cinquantaquattro anni (quindici donne, il resto uomini), li ha divisi in due gruppi e ha applicato queste terapie: a) placebo, cioè sostanza inerte gabellata per farmaco, b) istruzioni e convincimento.
Ha successivamente comparato queste due terapie, concludendo che la migliore è il convincimento: nella prima lezione si insegna anatomia e funzione delle unghie; nella seconda come conservarle, e come evitarne macchie e fratture; nella terza la circolazione delle dita e come migliorarla e nella quarta il massaggio delle mani o manicure. Ogni lezione dura venticinque minuti ed è settimanale.
Diversi metodi sono efficaci per non mangiarsi le unghie, ma il consiglio da dare è quello di fare attenzione alla vostra ansia e a quella dei vostri bambini.
Maria Concetta Antelmi
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