Dalle cellule staminali embrionali umane arriva una speranza per la lotta al Parkinson. Uno studio pubblicato online su Nature apre infatti una nuova strada nella ricerca sulle malattie neurodegenerative grazie all’uso di cellule staminali embrionali umane.
I ricercatori di quattro istituti americani, guidati da Lorenz Studer del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, hanno sviluppato un nuovo metodo per trasformare queste staminali in neuroni cerebrali. Trapiantate in animali, le cellule sono in grado di sopravvivere e integrarsi nel sistema nervoso producendo dopamina, la sostanza il cui deficit è alla base di malattie come il morbo di Parkison.
Da anni si producono in laboratorio cellule simili ai neuroni dopaminergici partendo da staminali umane, ma i neuroni rigenerati sono stati finora incapaci di sopravvivere e integrarsi nel cervello dopo il trapianto, e hanno la pericolosa tendenza a crescere in modo incontrollato, con il rischio di tumori. Per ovviare a questi limiti Studer e colleghi hanno sfruttato le nuove conoscenze sullo sviluppo del sistema nervoso guidando il programma genetico delle staminali verso la trasformazione in «autentiche» cellule dopaminergiche, praticamente indistinguibili da quelle presenti nel cervello umano.
I ricercatori hanno poi trapiantato le cellule in topi, ratti e scimmie affetti dal morbo di Parkinson. Le cellule trapiantate hanno mostrato ottime capacità di sopravvivenza e di integrazione a lungo termine, comportandosi come normali cellule dopaminergiche. Inoltre non proliferano in modo incontrollato, scongiurando così il rischio di di tumori. In topi e ratti affetti da Parkinson, infine, il trapianto ha contrastato alcuni sintomi della malattia.
Questi risultati potranno essere applicati anche agli umani? Spiega Studer: «Stiamo ora lavorando a produrre queste cellule in condizioni adatte per gli studi clinici. È un processo che richiede adattamenti complessi, i primi studi sui pazienti non potranno iniziare che tra 3 o 4 anni».
Lo studio è stato co-finanziato da Neurostemcell, un consorzio di ricerca finanziato dalla Ue che include 16 partners in sei Paesi europei e uno negli Stati Uniti. Il consorzio è coordinato da Elena Cattaneo, direttore del Centro di ricerca sulle cellule staminali dell’Università di Milano.
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