Vi sognereste mai di affrontare una maratona «a freddo», senza esservi allenati nei giorni (ma probabilmente persino nelle settimane) precedenti e riscaldati poco prima di iniziare? Ebbene, proprio come i muscoli, che in vista di una competizione necessitano di un training specifico e continuo, anche le corde vocali vanno costantemente esercitate e tutelate, non solo per scongiurare cali improvvisi di voce e cambiamenti nel tono e nel timbro, ma anche per dare il meglio di sé durante una performance.
Avendo 55 anni di carriera alle spalle, talvolta mi permetto di consigliare ai colleghi più giovani di non sottovalutare l’importanza di prendersi cura, ogni giorno, delle proprie corde vocali: chi prende sotto gamba questo aspetto rischia innanzitutto di stonare (e in questi casi non c’è autotune che tenga!) ma anche di andare incontro, appunto, a fastidiose alterazioni della voce, che spesso possono dare addirittura fiato corto, dolore e bruciore alla gola. Parlare (anche tanto) non basta, anzi: chi lo fa, ad esempio gli speaker o gli oratori, tende a «perdere» le note basse e acute, che solo il canto e i vocalizzi possono rinforzare.
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Come mi prendo cura delle corde vocali? Canto (tanto) e scaletta strategica
Quel che faccio io, infatti, è cantare quotidianamente, almeno mezz’ora o un’ora al dì, a seconda del tempo che ho a disposizione. Quand’ero ragazza mi portavo dietro un registratore a nastro, il famoso Geloso, che mi permetteva di ascoltare la musica e di cantarci sopra, ovunque io fossi. Oggi mi basta infilare gli auricolari, collegarli allo smartphone e, mentre faccio i mestieri (ho una casa grande e tanti animali che mi danno da fare), cucino o preparo la valigia per una delle mie tante trasferte, canto ininterrottamente sulle mie basi.
Oltre a questo, sono abituata a scaldare la voce poco prima di salire sul palco, magari mentre mi trucco, e, a livello di scaletta, non inizio mai un concerto con canzoni caratterizzate da note altissime, altrimenti non reggerei per due ore, che è la durata media delle mie esibizioni. Purtroppo, frequentando spesso gli studi televisivi, dove talvolta i camerini sono ubicati in unità mobili esterne e gli sbalzi termici sono frequenti, mi capita di incappare nei classici malanni di stagione, che per un cantante rappresentano un’autentica spada di Damocle.
Sciacqui con il sedo calcio… Il mio amato peperoncino!
Per salvaguardare la voce, ma soprattutto la mia salute, anche quest’anno mi sono sottoposta al vaccino contro la polmonite, che tra l’altro è gratuito per chi, come me, ha più di 65 anni, e probabilmente farò anche quello antinfluenzale, che mi può garantire una protezione aggiuntiva. Oltre alle vaccinazioni e ai soliti farmaci da banco, contro mal di gola e raffreddore faccio suffumigi e sciacqui con il sedo calcio, una soluzione che aiuta a liberare le vie respiratorie dal catarro e a sfiammare le mucose irritate.
So che alcuni colleghi utilizzano, soprattutto in presenza di influenza, laringiti e faringiti, il cortisone, che pulisce bene la gola e consente comunque di cantare senza avere la voce nasale. Io lo uso solo nelle emergenze, ma in generale, risentendo subito dei suoi effetti collaterali, come ad esempio il gonfiore, preferisco affidarmi ad altri rimedi. Tra questi c’è, come qualcuno già saprà, il mio amato peperoncino.
Primo dei concerti faccio uno spuntino con pane e peperoncino
L’ho scoperto agli inizi della mia carriera, quando all’età di 18 anni, arrivata in Sicilia per un concerto, mi ritrovai afona, con la gola dolorante e il naso intasato, forse proprio a causa del repentino cambio di temperatura. L’allora sindaco della cittadina in cui mi trovavo mi consigliò di provare ad assaggiare un po’ di peperoncino fresco che, a suo dire, avrebbe risolto il problema.
E infatti così è stato: la voce è ricomparsa, senza velature e più limpida che mai. Da quel momento non ho mai smesso di usarlo, non solo quando non sono al massimo della forma, ma in generale quando devo esibirmi. Prima di uno spettacolo faccio un piccolo spuntino a base di pane e peperoncino fresco, che non solo pulisce bene le corde vocali, schiarisce la gola e libera il naso, ma mi dà anche l’energia giusta per affrontare il concerto, grazie alla vitamina C del quale è ricco.
Faccio scorte di peperoncini abruzzesi
I peperoncini devono essere freschi, non secchi né in polvere, meglio ancora se sono abruzzesi: i «diavoletti», o i «lazzaretti», come vengono chiamati in questa regione, sono lunghi, affusolati e di media piccantezza, hanno la buccia rossa estremamente sottile e li trovo più digeribili rispetto ad altre varietà. Di solito me ne faccio arrivare in grande quantità e poi li congelo, così sono sicura di avere sempre una buona scorta con me. Me li sono portata dietro persino all’ultima edizione di Sanremo a cui ho preso parte, quella del 2021, dove mi ero presentata con la canzone Quando ti sei innamorato, dedicata a mio marito Osvaldo. Oltre ai tanti trolley e alla mia corposa trousse da viaggio, non mi sono certo dimenticata dei peperoncini, coi quali ho riempito un sacchetto intero, quasi del tutto svuotato dopo una settimana o poco più di soggiorno ligure.
Alla fine si è anche sparsa la voce tra gli altri cantanti, tanto che molti di loro, da Fedez a Francesca Michielin, mi chiedevano come riuscissi ogni volta a superare la «prova del fuoco» senza farmi scendere le lacrime. Ma che volete, mangiandoli da così tanti anni ormai mi ci sono abituata e quasi non faccio più caso a quanto sono piccanti. Comunque i peperoncini non sono solo un toccasana per la voce, ma sono anche degli efficaci porta-fortuna: non a caso i Måneskin, ai quali ho regalato un po’ delle mie scorte sanremesi, alla fine hanno vinto…
Il peperoncino è sempre presente anche sulla mia tavola
Oltre a essere il mio ingrediente «segreto» per cantare bene, il peperoncino non manca mai nemmeno sulla mia tavola, come dimostrano le tante ricette presenti nella raccolta Nella mia cucina. Le ricette di una vita, edito da Gribaudo. Qui lo trovate secco, in accompagnamento alla provola affumicata, o sotto forma di crema, per condire degli ottimi crostini calabresi o, ancora, in polvere, per insaporire delle zucchine ripiene di verdure o un buon branzino in umido. Io amo il peperoncino e lo metterei ovunque, anche sui cappelletti in brodo, ma chiaramente in questo libro c’è anche molto altro.
Avendo sempre viaggiato tanto, ho pensato di inserire i piatti che più ho amato in giro per l’Italia, magari anche rivisitati a modo mio, ma soprattutto quelli dell’Emilia Romagna, la terra a cui sono legati i ricordi più belli della mia vita. Anche se non mi considero una «rezdora», la vera cuoca emiliana sempre indaffarata ai fornelli e a tirare la sfoglia, amo comunque riproporre ricette del passato, imparate tanti anni fa da mia mamma e mia nonna, sperimentarne di nuove e condividere la mia passione per la cucina con chi amo, specialmente con il mio caro Osvaldo.
E visto che abbiamo sempre tutti poco tempo, ho scelto anche ricette veloci, che richiedono pochi ingredienti e possono tornare utili all’ultimo minuto. Le ho chiamate «afrodisiache» perché non solo fanno perdere la testa da tanto sono buone, ma ti mettono addosso anche una gran voglia di assaporare i piaceri della vita e di stare in compagnia, proprio come piace a me.