L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto l’obesità come una malattia cronica, progressiva e recidivante, influenzata da diversi fattori: biologici, genetici e ambientali. Nonostante gli sforzi, le persone con obesità fanno fatica a perdere peso e a mantenerlo nel tempo. Ciò è dovuto in parte al fatto che, quando una persona riduce l’introito di cibo, il cervello può aumentare la produzione degli ormoni che regolano la fame e il desiderio di mangiare.
«Nonostante i passi in avanti degli ultimi anni, l’obesità resta una condizione molto complessa da affrontare, con carenze culturali e assistenziali importanti, dovute alla sua multifattorialità, al suo decorso cronico e progressivo, alle molte complicanze cliniche associate e, in ultima analisi, alla difficoltà fino ad oggi nell’ottenere risultati duraturi nella riduzione del peso corporeo» spiega Valeria Guglielmi, Professore di Medicina Interna Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
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Nuovo farmaco contro l’obesità: gli effetti di tirzepatide
Oggi stiamo finalmente entrando in una nuova fase nel trattamento dell’obesità, con nuovi farmaci, come tirzepatide, che determina una perdita di peso del 22%, prevenendo nel luogo termine le numerose patologie
associate.
Tirzepatide è approvato in aggiunta ad una dieta ipocalorica e ad una maggiore attività fisica per il trattamento della gestione del peso negli adulti:
- con obesità (cioè con un Indice di Massa Corporea superiore a 30),
- oppure in sovrappeso (con un Indice di Massa Corporea tra 27 e 30),
- con almeno una condizione correlata al peso, come ipertensione, diabete, dislipidemia, malattie cardiovascolari.
Nuovo farmaco contro l’obesità utile anche contro il diabete di tipo 2 per alcuni pazienti
Inoltre, è approvato per il trattamento di adulti con diabete di tipo 2 non adeguatamente controllato, come monoterapia quando l’uso della metformina è considerato inappropriato (intolleranza o controindicazioni) o in aggiunta ad altri medicinali per il trattamento del diabete.
Strumento ideale per prevenire le malattie associate
«Abbiamo a disposizione un nuovo paradigma farmacologico che ci permetterà non soltanto di fornire risposte a bisogni assistenziali finora largamente insoddisfatti, restituendo tempo e qualità di vita ai pazienti, ma anche di prevenire nel luogo termine le numerose patologie associate e di ridurne l’impatto oggi drammatico» aggiunge Caterina Conte Professore di Medicina Interna all’Università San Raffaele di Roma e Responsabile del Centro Obesità all’IRCS Multimedica di Milano. «Il riconoscimento dell’obesità come patologia e la disponibilità di nuove terapie potranno inoltre contribuire a ridurre lo stigma del peso, la colpevolizzazione e le discriminazioni sociali».