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Nuove prospettive di cura nella leucemia linfoblastica acuta

L'immunoterapia con blinatumomab offre risultati notevoli. Ecco i dettagli

La leucemia linfoblastica acuta è un tumore del sangue a rapida progressione con alta mortalità. L’incidenza della malattia in età pediatrica in Italia è di circa 3,5 casi all’anno per centomila bambini e sono circa quattrocento i nuovi casi ogni anno.

La terapia tradizionale a base di chemioterapia

Attualmente il trattamento standard in prima linea è la chemioterapia, ma a seguito di una ricaduta di malattia, i pazienti risultano avere una prognosi ancora insoddisfacente. Proprio per questo motivo, è fondamentale prevenire le recidive e migliorare le risposte fin dall’inizio del trattamento, introducendo in prima linea terapie efficaci e innovative.

Gruppo San Donato

Nuove terapie per la leucemia linfoblastica acuta

Studi recenti hanno confermato che l’immunoterapia, utilizzando un farmaco come blinatumomab, potenzia la capacità del sistema immunitario del paziente di eliminare le cellule tumorali e aumenta significativamente la sopravvivenza, rappresentando una vera e propria rivoluzione.

Nello specifico l’aggiunta dell’immunoterapia allo schema di trattamento di prima linea ha permesso una riduzione del rischio di morte del 59% e dopo tre anni e mezzo l’85% dei pazienti trattati con blinatumomab è ancora vivo, rispetto al 68% dei pazienti trattati con la sola chemioterapia.

Come agisce il farmaco?

«Blinatumomab potrebbe essere utilizzato nella prima linea di trattamento, prima che si manifesti la recidiva. In questo modo l’innovazione portata da questa terapia assolverebbe al principale compito a cui noi ematologi siamo chiamati, ovvero quello di migliorare i risultati clinici e ridurre la tossicità causata dalla chemioterapia» spiega Alessandro Rambaldi, Professore Ordinario di Ematologia all’Università Statale di Milano.

Blinatumomab, primo anticorpo monoclonale bispecifico, sta rivoluzionando il trattamento di questa patologia insidiosa. Già approvato per adulti e bambini nelle fasi avanzate di malattia, ha dimostrato risultati promettenti anche nelle linee precoci, offrendo ai pazienti nuove prospettive di cura.

Risultati rilevanti grazie alle nuove terapie per la leucemia linfoblastica acuta

«Introdurre l’anticorpo bispecifico in prima linea, anticipandone l’uso nelle fasi precoci di malattia, migliora i risultati clinici e riduce la tossicità» commenta Robin Foà, Professore Emerito di Ematologia all’Università Sapienza di Roma. «È un risultato rilevante perché il rischio di recidiva rimane elevato e dunque questo schema terapeutico potrebbe diventare il nuovo standard di cura».

 

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