È arrivata la nuova variante Xe. Le autorità sanitarie hanno confermato che una nuova variante di coronavirus è stata individuata in diversi Paesi europei, tra cui Gran Bretagna e Francia. Al momento in Gran Bretagna e in Francia si sono contate poche decine di Xf e Xd. Più significativa, anche se ancora molto limitata, la presenza di Xe, che ha superato i 600 casi nel Regno Unito.
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Nuova variante Xe: le ricombinazioni nascono all’interno di un corpo colpito da due mutazioni
L’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito ha spiegato che si tratta di un incrocio tra Omicron 1 e Omicron 2. Tecnicamente quindi si dice che sia una ricombinazione. Le mutazioni ricombinanti appaiono in genere quando una stessa persona viene contagiata da due varianti diverse contemporaneamente. Queste due varianti all’interno del corpo si uniscono, formando una nuova mutazione.
Esistono altre due ricombinazioni, la Xd e la XF
Le ricombinazioni che i ricercatori di tutto il mondo hanno messo sotto la lente di ingrandimento sono in realtà tre. Oltre alla Xe che come abbiamo visto è una ricombinazione delle due varianti Omicron, ci sono la Xf e la Xd. La prima, la Xd, è la ricombinazione tra la variante Delta e Omicron 1, mentre la Xf tra Delta e Omicron 2. Giornalisticamente sono state chiamate Deltacron. All’inizio si pensava anche a un errore di individuazione in un laboratorio, ma poi è arrivata la conferma definitiva della sua reale esistenza.
Pochi dati per poter dire se la variante Xe possa essere più pericolosa
Mutazioni ricombinanti emergono quando un paziente viene infettato da più varianti di Covid che si mescolano e formano un nuovo virus. Le varianti ricombinanti non sono un evento insolito, in particolare quando ci sono diverse varianti in circolazione e molte sono state identificate nel corso della pandemia fino ad oggi. Al momento non siamo ancora in grado di dire se è più pericolosa. I primi dati sostengono che sia più contagiosa di circa il 10% rispetto alle già contagiosissime Omicron 1 e Omicron 2. In realtà è ancora presto per poter confermare questo dato, perché i casi sono ancora molto limitati nei numeri.
Anche sulle domande che riguardano la gravità dei sintomi e l’efficacia del vaccino è troppo presto per poter rispondere in modo convincente.
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