Barba sì o barba no? Più che lasciarsi guidare dalla moda o dall’estetica sarebbe bene scegliere quando darci un taglio in base all’attenzione all’igiene, del tutto individuale. Perché il mento coperto da un folto manto di peli fa molto hipster ma fa anche da comoda dimora per germi e batteri. Li hanno contati i ricercatori dell’Unversità di Aston, nel Regno Unito, usando le mascherine chirurgiche come una rete per catturarli: al censimento, pubblicato sulla rivista Anaesthesia, sono risultati più numerosi quelli in caduta libera dal volto degli uomini barbuti, 20 mila batteri in più rispetto a chi preferisce la rasatura perfetta e alle donne.
Se avere o meno la barba esponga, quindi, a maggiore rischio di infiammazioni e infezioni è però ancora poco chiaro e il parere degli esperti è contrastante. Il dibattito, riportato sul britannico ‘Daily Mail’, lascia molte perplessità. Secondo alcuni la barba sarebbe un veicolo di maggiore scambio di batteri tra le persone quando c’è contatto fisico, ad esempio attraverso il bacio, e intrappolerebbe anche lo sporco, soprattutto in alcune circostanze come un naso che cola per il raffreddore oppure durante i pasti. Per altri, invece, non ci sarebbe da preoccuparsi perchè le specie batteriche trovate nella barba sono le stesse che vivono sulla pelle, ospiti innocui in termini di salute.
Più che sulla scelta del look, il problema si pone nel caso di alcune professioni, in cima alla lista quelle del settore alimentare. «C’è un acceso dibattito su quanto debba essere lunga la barba prima di indossare una retina per impedire ai peli di cadere nei cibi in preparazione», sottolinea Anthony Hilton, a capo del dipartimento di biologia e scienze biomediche dell’ateneo inglese. «Negli ultimi anni abbiamo assistito a una marcata richiesta ma le aziende non sono concordi sulla lunghezza della barba. Due giorni di crescita? tre? una settimana? Non ci sono linee guida su questo».
CP
