Per campare fino a cent’anni bisogna avere una buona microcircolazione sanguigna: se i capillari sono in salute, infatti, permettono di “nutrire” meglio muscoli e organi mantenendoli giovani senza affaticare il cuore. A rivelarlo è uno studio condotto sui centenari del Cilento dai ricercatori dell’Università Sapienza di Roma, che sono riusciti perfino a isolare un ormone che potrebbe “prevedere” la longevità delle persone con un semplice esame del sangue.
Lo studio pilota CIAO (Cilento Initiative on Aging Esito) ha avuto come epicentro il paese di Acciaroli, in provincia di Salerno: con un’aspettativa di vita media di 92 anni per le donne e 85 per gli uomini (a fronte di una media italiana rispettivamente di 84 e 79), questo comune ha una delle più alte concentrazioni di centenari al mondo, anche superiori ad Okinawa, la famosa città del Giappone nota per la longevità dei suoi abitanti.
I ricercatori coordinati da Salvatore Di Somma, professore di Medicina Interna alla Sapienza, sono andati sul campo con la loro “clinica mobile” per esaminare condizioni di salute e stile di vita di 29 “super-anziani” (età media 92 anni) e di 52 familiari più giovani (età media 60 anni), dotati delle stesse caratteristiche genetiche ed esposti agli stessi fattori ambientali. I dati così raccolti sono stati poi messi a confronto con quelli di 194 sessantenni in salute monitorati in uno studio precedente per otto anni in Svezia.
I risultati delle analisi dimostrano che i “super anziani” del Cilento presentano nel sangue livelli molto elevati di due molecole che indicano insufficienza cardiaca e renale: dato che nella realtà i loro organi sono in perfette condizioni di salute, i ricercatori ipotizzano che questi valori sballati siano riconducibili all’inevitabile invecchiamento degli organi legati all’età. Quello che ha sorpreso tutti, però, è che questi “super anziani” presentano livelli molto bassi dell’adrenomedullina, un ormone prodotto dalla parete interna dei vasi sanguigni (endotelio) per regolare la vasodilatazione, la pressione del sangue e la conseguente perfusione degli organi. Per la precisione, i livelli di adrenomedullina registrati nei centenari sono paragonabili a quelli di persone più giovani di 30 anni. «Basse concentrazioni di questo biomarcatore indicano un endotelio in buone condizioni e una microcircolazione che consente una buona perfusione di organi e muscoli», spiega Di Somma. Per capire meglio l’importanza del microcircolo, basti pensare che è il fattore chiave che permette ai maratoneti di correre con un rendimento migliore e una frequenza cardiaca molto più bassa rispetto alle persone comuni.
«Siamo entusiasti per aver scoperto che questo legame tra livelli di adrenomedullina e microcircolazione può essere un indicatore di una buona qualità di vita», afferma Andreas Bergmann, che ha collaborato al progetto per conto dell’azienda tedesca specializzata in diagnostica sphingotec. «Se l’adrenomedullina dimostrerà di essere un biomarcatore affidabile, aprirà la strada ad un’analisi sistematica dei fattori che contribuiscono alla longevità».
Il prossimo obiettivo dei ricercatori è quello di estendere lo studio su un campione più vasto di 2.000 persone per scoprire se i livelli dell’ormone della longevità sono condizionati da particolari elementi presenti nella dieta mediterranea.
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