
Dopo due anni in cui la pandemia ha fatto aumentare i decessi, ora l’attenzione si sposta sulle morti per caldo che quest’anno potrebbe raggiungere se non superare quello dell’annus horribilis per i decessi dovuti al clima, il 2003. All’epoca in Europa il Paese più colpito fu la Francia, che registrò decine di migliaia di morti in più 19 anni fa. Anche in Italia però i decessi furono particolarmente alti proprio a causa del persistere di importanti ondate di calore.
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Morti per caldo: inspiegabile che il cambiamento climatico non sia il primo punto di ogni programma politico
A lanciare l’allarme oltre a diversi esperti anche Walter Ricciardi. Il consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza, ha spiegato come sia necessario agire subito e non perdere altro tempo. Per gli effetti del clima molte persone stanno perdendo la vita non solo nei Paesi più poveri, ma anche nel nostro. “Abbiamo non più di 10 anni per far sì che non diventi una normalità quello che vediamo oggi. Ovvero la siccità della Pianura Padana, il razionamento idrico in alcune località o la desertificazione di alcune regioni. Per tanti anni, gli scienziati sono stati inascoltati. Il timore è che, con una campagna elettorale alle porte, questi temi scompaiano di nuovo dall’agenda politica”.
In Italia il clima sta cambiando più velocemente che negli altri Paesi europei
Del resto i dati parlano chiari. Dal 2020 il nostro Paese segna uno degli aumenti di temperatura maggiori in tutta Europa, con +1,54°C rispetto alla media del periodo 1961-1990. Inoltre gli esperti definiscono l’Italia un hot-spot climatico, perché è un’area che continua a surriscaldarsi più velocemente della media globale.
Morti per caldo nel 2003 fecero crescere il computo totale del 25%
Naturalmente l’impatto sulla nostra salute è devastante. Lo spiega in modo dettagliato lo studio Il cambiamento climatico in Italia, presentato dall’Italian Institute for Planetary Health. “I primi dati ci fanno ritenere che nel 2022 avremo un eccesso di mortalità dovuto al caldo, come avvenuto nel 2003, quando ci fu circa il 25% in più di decessi nei mesi estivi, con punte del 32% in alcune città come Trento e Torino”. Chiara Cadeddu è docente di Igiene e medicina preventiva all’Università Cattolica e coordinatrice del dossier.
Le conseguenze più gravi su cuore, polmone e cervello
Nel 2003 l’Istat stimò circa 18.000 morti in più in Italia rispetto al 2002. Il ministero della Salute calcolò circa 3.200 decessi in più in 3 mesi nei 21 capoluoghi di regione, di cui il 98% si trattava di persone che avevano superato i 65 anni. Le principali conseguenze sulla salute sono molte. Innanzitutto una crescita esponenziale di problemi cardiovascolari e respiratori a cause del perdurare delle ondate di calore. Poi ci sono i decessi dovuti alle inondazioni o agli incendi. A essere molto colpita è anche la salute mentale. Uno studio condotto nell’hinterland bolognese ha notato che per ogni grado sopra i 24, la mortalità tra gli utenti dei servizi di salute mentale è aumentata del 5,5 per cento.
L’afa prolungata porta ad un aumento delle malattie trasmesse da zanzare, come il virus West Nile.