Una vera e propria miniera naturale di antiossidanti. Sono i mirtilli latinoamericani appartenenti a due specie particolari, ben più ricche di sostanze benefiche rispetto a quelle vendute negli Stati Uniti. Secondo un recente studio, queste varietà si aggiudicano lo scettro di superfrutto anti-età, in barba ad altre specie cugine. Secondo i ricercatori queste due specie selvatiche, native delle regioni tropicali dell’America centromeridionali, sono ricchissime di preziosi composti benefici, spiega Edward Kennely, biologo del Lehman College del Bronx (NY) ed esperto in piante medicinali.
Per lo studio, pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, gli scienziati americani hanno esaminato cinque specie di mirtilli tropicali. Le due più ricche di composti antiossidanti sono la Cavendishia grandifolia e l’Anthopterus wardii. «Consideriamo queste due specie di mirtilli tropicali come dei superfrutti estremi, con grande beneficio potenziale per la salute umana», spiega Kennelly.
Le sostanze nel mirino non sono solo utili contro i segni dell’invecchiamento. Antiossidanti presenti in frutta e verdura sono stati associati a una minore incidenza di alcune malattie croniche e possono aiutare a proteggere contro le malattie cardiache, quelle infiammatorie e persino forme di tumore. Anche se questi mirtilli sono specie selvatiche che, dunque, non sono attualmente disponibili in commercio, gli scienziati credono che abbiano il potenziale per diventare un alimento popolare e alleato della salute.
«Penso che sia solo una questione di tempo», prima che il mirtillo tropicale diventi più facilmente accessibile, commentano i ricercatori, entusiasti per la scoperta. Queste due specie così promettenti si trovano in alta quota nelle foreste andine, uno degli ecosistemi più minacciati del mondo. La scoperta che i mirtilli tropicali sono ricchi di sostanze benefiche dovrebbe far riflettere sull’importanza di preservare la biodiversità sul pianeta, spiega Paola Pedraza, coautrice dello studio.
«Ci sono tante cose là fuori che potrebbero avere un impatto sulle nostre vite – spiega – Ecco perché dobbiamo essere preoccupati per la conservazione» di queste specie vegetali «nel nostro e in altri Paesi: non sai mai quando le cose davvero buone verranno alla luce».
Fonte Adnkronos