Sul nostro documento d’identità è riportato un numero, quello dell’età anagrafica, che ci dice quanti anni abbiamo sulla carta, ma quello che conta davvero è l’effettiva età biologica, che ci dice quanto bene funzioniamo e come ci sentiamo veramente. Se la prima non può essere messa in discussione, della seconda siamo in parte responsabili perché è frutto del nostro patrimonio genetico, dello stile di vita adottato, delle influenze dell’ambiente circostante.
Dal canto mio ho sempre cercato di riservare un’attenzione particolare al benessere psicofisico, seguendo scrupolosamente i dettami della scienza, ma è solo da qualche anno che mi sono avvicinata ancor di più alla medicina anti-aging. E con questo non intendo cercare a tutti i costi di rallentare l’incedere del tempo, appianare qualche inevitabile ruga, atteggiarmi come una ragazzina. No, quello che voglio è approcciarmi agli anni che verranno sentendomi in forma e mantenendomi in salute come lo ero in passato e lo sono oggi. Non pretendo di non invecchiare, ma lo voglio fare bene, tutto qui.
In questo articolo
Mi sono sottoposta al test del Dna, in particolare a quello anti-aging
In questo percorso mi ha aiutata un medico, Damiano Galimberti, dal quale sono capitata quasi per caso, inizialmente per capire come mai, dopo tanto tempo, non fossi mai riuscita a risolvere i miei problemi di stipsi. Cinque anni fa, infatti, il mio farmacista di fiducia mi fece comprendere l’importanza di conoscere il proprio microbiota, i suoi ritmi e le sue problematiche, suggerendomi di rivolgermi proprio a quello specialista, fondatore di uno dei primi centri in Italia ad adottare, al suo interno, i test del Dna come strumento di conoscenza dei meccanismi «nascosti» del nostro organismo.
Partita con l’idea di avere solo delle risposte sull’intestino un po’ inceppato, mi sono ritrovata ad avere un quadro più completo della mia situazione psicofisica. Mi sono infatti sottoposta al test del Dna, in particolare a quello anti-aging. Grazie a queste indagini genetiche, che hanno svelato come sono fatta «dentro», abbiamo potuto mettere in atto alcune strategie preventive personalizzate che potessero, come dicevo poco fa, gettare le basi per un buon invecchiamento. Ho volutamente posto l’accento sulla personalizzazione perché, come mi ha spiegato il dottor Galimberti, il mio patrimonio genetico è unico, tanto che anche gli interventi nutrizionali e nutraceutici intrapresi devono essere cuciti su misura.
Ho eliminato la carne rossa dalla dieta
Innanzitutto l’alimentazione, che era già piuttosto buona, è stata ricalibrata, anche nell’ottica di migliorare l’assetto intestinale e di non interferire con la mia leggera intolleranza al glutine e al nichel. Nessuna dieta, insomma, ho solo corretto il mio regime alimentare. Ho iniziato a mangiare la pasta integrale o di legumi, ma anche farro, orzo, quinoa, che cerco di abbinare a un piatto di verdure cotte o crude. Ho eliminato la carne rossa e ridotto il consumo di quella bianca, delle quali non sono mai stata una grande amante, e porto poco in tavola il pesce, soprattutto perché trovo deplorevoli gli allevamenti ittici intensivi.
Non rinuncio mai alla frutta di stagione, evito le bibite gassate, anche se light o «zero», non assumo alcolici (anche se ogni tanto un buon bicchiere di vino me lo bevo) e cerco di portare sempre con me del tè verde, che assumo anche freddo e con integratori dall’effetto drenante. Una volta a settimana mi concedo il classico sgarro – una pizza o le lasagne, ad esempio – e fatico a stare lontana dal gelato, peccato di gola per me irrinunciabile!
Ho iniziato a implementare le sostanze delle quali ero carente
Quando ho fatto il test genetico per esaminare i mattoncini del mio Dna conducevo già una vita sana, praticando regolarmente attività fisica e mindfulness, evitando gli eccessi di ogni tipo e sottoponendomi abitualmente agli screening di prevenzione, come ad esempio la mammografia e la colonscopia. Dopo aver aggiustato il mio regime alimentare, lo specialista mi ha suggerito una terapia nutraceutica per implementare le sostanze delle quali ero carente o di cui necessitavo in quantitativi maggiori.
Tra queste il glutatione, un enzima prodotto naturalmente dal nostro organismo e che interviene non solo nell’attività antiossidante, ma anche nei processi di depurazione del fegato. Dal test del Dna è emerso che, nel mio caso, questo prezioso organo lavorava male tanto da avere un sistema epatico completamente sgangherato, che in futuro avrebbe potuto comportare disturbi anche piuttosto seri. L’origine di questo problema stava proprio in un deficit di glutatione, che oggi integro sia con bustine giornaliere sia con infusioni endovenose mensili.
Consumando poco pesce per motivi etici devo anche potenziare l’attività antiossidante e antinfiammatoria con un’integrazione di omega 3 e di coenzima Q10, che assumo quotidianamente in compresse. Dagli esami genetici è venuto fuori anche che le fibre della mia pelle sono poco elastiche e resistenti, pertanto lo specialista mi ha consigliato prodotti a base di collagene e acido ialuronico da prendere per bocca, più efficaci dei cosmetici con le medesime formulazioni.
Non rinuncio alle sedute di ossigeno-ozonoterapia
Infine, per tonificare i tessuti e stimolare i processi rigeneranti, mi sottopongo a sedute di ossigeno-ozonoterapia con cadenza variabile. Attraverso un prelievo, il sangue viene miscelato con l’ozono e poi reinfuso nell’organismo, in totale sicurezza. Questo processo mi aiuta a potenziare le difese immunitarie e favorisce l’eliminazione delle sostanze tossiche. Grazie a questo approccio non standardizzato, tagliato sulle mie esigenze personali, ho trovato il percorso giusto, che mi fa sentire bene oggi e mi prepara a un invecchiamento di qualità.