C’è chi la mette nel ragù e chi la fa arrosto. Per alcuni è meglio frullata con banane, latte di cocco, zenzero e limone. Per altri conviene liofilizzarla e ingoiarla sotto forma di capsule. Non c’è limite alla fantasia nel “ricettario” che alcune neo-mamme usano per mangiare la placenta subito dopo il parto: un po’ leonesse, un po’ cannibali, lo fanno nella convinzione di combattere la depressione post-partum e favorire l’allattamento. Qualcuna dice di ispirarsi al mondo animale, altre guardano alla medicina tradizionale cinese: sta di fatto che questa moda un po’ New Age, nata negli anni Settanta, ultimamente ha ripreso a spopolare sulle riviste di cronaca rosa grazie al coming out di personaggi famosi d’Oltreoceano e di casa nostra. Eppure non esistono prove che ne dimostrino i benefici, anzi: questa pratica può perfino comportare dei rischi per la salute di mamma e bebè. E’ quanto dimostra uno studio della Northwestern University pubblicato sulla rivista Archives of Women’s Mental Health.
I ricercatori hanno passato in rassegna dieci studi scientifici condotti recentemente sulla pratica della placentofagia e non sono riusciti a trovare nemmeno una prova dei tanto osannati effetti benefici della placenta: dunque nessun dato che dimostrasse miglioramenti per il dolore e la depressione post-partum, e nemmeno per quanto riguarda l’allattamento, l’elasticità della pelle o l’apporto di vitamine e altri nutrienti. «Molte donne riferiscono di aver avuto benefici da questa pratica, ma quello che abbiamo sono solo valutazioni soggettive», spiega la psichiatra Crystal Clark, autrice dello studio. «Non esiste alcuna ricerca che abbia valutato sistematicamente i benefici e i rischi dell’ingestione della placenta».
Per quanto “naturale”, infatti, la placenta non è completamente esente da pericoli per la salute. Innanzitutto è bene ricordare che questo organo a forma di disco, che unisce il feto all’utero materno attraverso il cordone ombelicale, può accumulare germi, sostanze tossiche e farmaci: durante la gestazione, infatti, agisce proprio come un filtro per proteggere il feto da queste minacce. La sua uscita dal canale vaginale, poi, è un altro passaggio estremamente rischioso per quanto concerne le potenziali contaminazioni da parte di batteri. E c’è poco da stare tranquille anche per quelle neo-mamme che scelgono capsule e preparati a base di placenta: non esistono infatti protocolli che ne regolino la produzione garantendone la totale sicurezza.