Passate le ferie si torna in ufficio. Nonostante il lungo, o breve riposo, vi scoprite malinconici svogliati e affaticati? Nulla di preoccupante è la classica e ben conosciuta sindrome da rientro. La questione è che il rientro è un problema vero, soprattutto se la vacanza è stata lunga e ha effettivamente rotto con la quotidianità, ma strumenti seri per misurare lo stress e soluzioni certe per superarlo è difficile trovarne.
Soprattutto, succede che nell’autunno 2011 che si annuncia i paradigmi che di solito accompagnano la ripresa dell’attività stanno saltando. Le crisi italiana e mondiale hanno cambiato i termini del problema anche per chi di solito usava la spiaggia per caricarsi come una molla. «In vacanza pensi un sacco», dice Marco Palmieri, imprenditore, proprietario del gruppo di pelletteria Piquadro. «Leggi cose che normalmente non leggi, ricevi input che in altri momenti non ti arrivano. Nel bene e nel male assumi una visione del mondo diversa. Di solito, nei giorni immediatamente precedenti al rientro fai la lista delle cose da fare, delle nuove iniziative da prendere. Quest’anno, però, il tema ricorrente dell’estate ha riguardato la crisi e l’approccio positivo si è trasformato in preoccupazione. Il risultato è che anziché essere espansivi, anziché progettare nuove cose si è diventati conservatori, tesi a difendere quello che si ha per paura di perderlo di fronte alla minaccia della crisi».
Di questi tempi, poi, alla depressione da rientro solita va aggiunta l’ansia da futuro. E da impotenza. Le cure tradizionali funzionano meno. Cose tipo mettersi a dieta, fare subito molto sport, conoscere nuove persone, organizzare un pranzo di rientro in ufficio, fare shopping, invitare i compagni di scuola dei ragazzi a un pigiama-party sembrano pannicelli caldi quest’anno.
Stephen Brooks, un consulente di management del gruppo britannico Pa Partners, sostiene che i capi impresa dovrebbero dare motivazioni particolari ai dipendenti quando questi rientrano dalle vacanze. A maggior ragione in momenti di crisi. In azienda, infatti, la maggior parte di noi è motivata dalla rilevanza del genere di lavoro che svolge e dall’importanza di quello che fa: il momento del rientro dalle ferie spesso mette in dubbio queste motivazioni. «La casella della posta è zeppa di attività di scarso valore, e ciò ci ricorda quanto tempo della nostra vita lavorativa sia improduttivo», sostiene Brooks. «Ci rendiamo conto che l’organizzazione è sopravvissuta piuttosto bene senza di noi, il che solleva la questione del quanto siamo rilevanti». In un periodo, come dice Palmieri, non espansivo ma conservativo, i dubbi sul senso del tran-tran possono diventare vere e proprie ansie, paure, depressioni.
Primo consiglio cancellate le email! Le centinaia, o migliaia, di email che trovate al rientro dalle vacanze. È il consiglio che da anni offre Kevan Hall – esperto di management e di gestione delle risorse umane, autore del manuale Speed Lead – per superare la depressione post-ferie. Premete il tasto Delete: gran parte dei messaggi sono certamente obsoleti – sostiene – e le cose davvero importanti vi saranno comunque rimandate. Mah: suggerimento pragmatico forse, fatto sta che gli psicologi dicono che non è consigliabile reinserirsi nella vita di tutti i giorni con un gesto di negazione, che tra l’altro potrebbe creare ansie da perdita di qualcosa di importante o di bello.
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