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Malattia del cervo zombie: sarà la prossima pandemia?

In Nord America preoccupa la malattia letale che colpisce alci e cervi. Gli esperti indagano sul possibile salto di specie

Allarme nei parchi degli Stati Uniti: una nuova epidemia sembra farsi largo colpendo, in maniera spesso letale, cervi e alci. La misteriosa e inquietante patologia che porta al deperimento cronico (CWD) è comunemente conosciuta con il nome di “malattia del cervo zombie”. Si tratta di una patologia neurologica che minaccia gli animali ma che si teme possa diventare un rischio anche per la salute pubblica, l’ecosistema e la sicurezza alimentare.

Sintomi e origine della patologia

La malattia del cervo zombie è causata da prioni anomali, cioè proteine mal ripiegate in grado di trasmettere l’anomalia a quelle sane. È mortale nel 100% dei casi e provoca sintomi terrificanti. Tra questi, vi sono cambiamenti comportamentali evidenti come:

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  • aggressività irrazionale;
  • mancanza di timore verso l’uomo;
  • perdita di coordinazione motoria e andatura claudicante con ripetuti inciampi;
  • magrezza estrema;
  • produzione intensa di bava;
  • sguardo perso, disorientamento e letargia.

Dall’America al Nord Europa: dov’è diffusa la malattia

La malattia del cervo zombie ha attirato l’attenzione internazionale negli ultimi tempi, ma i primi casi documentati risalgono agli anni ’60, quando fu osservata per la prima volta negli Stati Uniti, in Colorado. Da allora, si è diffusa in modo allarmante, colpendo molte regioni del Nord America, comprese parti del Canada, nonché alcuni Paesi del Nord Europa. In base ai dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi, la malattia è stata a oggi riscontrata in 414 contee di 31 diversi Stati negli Usa.

È difficile da debellare

A differenza di altre malattie infettive, la malattia del cervo zombie sembra persistere nell’ambiente per lunghi periodi di tempo, rendendo la sua eradicazione particolarmente difficile. In più, test di laboratorio hanno dimostrato che la malattia può infettare le cellule umane e per contrastarla non esistono cure né vaccini.

A oggi, tuttavia, non risultano ancora casi nell’essere umano, ma la diffusione esplosiva della patologia e i frequenti contatti tra cervi e uomini – in particolar modo cacciatori – e il consumo di carne infetta possono innescare la miccia in qualunque momento.

Quale impatto sull’ecosistema?

Le conseguenze della malattia del cervo zombie non si limitano alla salute degli animali colpiti, ma si estendono agli ecosistemi in cui vivono. Poiché i cervi sono una parte cruciale della catena alimentare in molte aree, la loro scomparsa o la diminuzione delle loro popolazioni può avere effetti a cascata su altre specie. Inoltre, il comportamento alterato dei cervi malati può aumentare il rischio di trasmissione di malattie ad altre specie animali, compresi gli esseri umani.

Malattia del cervo zombie: come avviene il contagio con l’uomo?

Sebbene non ci siano prove che la malattia del cervo zombie possa infettare direttamente gli esseri umani, esistono preoccupazioni legittime riguardo alla trasmissione incrociata. Gli esperti consigliano cautela nel manipolare e consumare carne proveniente da cervi e alci catturati in zone dove la malattia è diffusa. Attenzione poi a camminare nei luoghi in cui vivono i cervi malati, dato che suolo e acqua possono essere contaminati a lungo.

Tra le misure preventive bisogna includere la sorveglianza attiva delle popolazioni di cervi, la promozione della caccia sostenibile e responsabile, la pulizia e la disinfezione delle attrezzature da caccia e il corretto smaltimento dei cervi malati o morti.

Malattia del cervo zombie: come limitarne la propagazione

Al fine di contrastare la diffusione della malattia del cervo zombie, è essenziale investire in ricerca scientifica volta a comprendere meglio la patologia, i modelli di trasmissione e le strategie di controllo. Misure di monitoraggio e sorveglianza sono cruciali per individuare precocemente i focolai e limitarne la propagazione. Inoltre, è fondamentale educare il pubblico e coinvolgere la comunità nella gestione responsabile delle popolazioni di cervi e nell’adozione di pratiche di caccia e di gestione della fauna sostenibili.

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Simona Cortopassi

Classe 1980, è una giornalista iscritta all’Ordine regionale della Lombardia. Toscana d’origine, vive a Milano e collabora per testate nazionali, cartacee e web, scrivendo in particolare di salute e alimentazione. Ha un blog dedicato al mondo del sonno (www.thegoodnighter.com) che ha il fine di portare consapevolezza sull’insonnia.
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