Scrivanie linde e ordinatissime, ambienti asettici e pareti spoglie. Di fianco al computer niente foto di famiglia né gadget, solo strumenti utili e funzionali al compito da svolgere. Molto spesso gli uffici moderni sono così, grigi e impersonali. Ma ora, a bocciare la teoria che mette al bando ogni possibile interferenza della vita privata sul luogo di lavoro ci pensa la scienza.
L’ufficio sterile come una stanza d’ospedale deprime il cervello. Di più: potrebbe addirittura atrofizzarlo. Molto meglio personalizzare i locali con ritratti di persone care, oggetti familiari, ricordi di viaggio e piante: ne guadagna l’umore, ma anche la performance. Contro l’alienazione da colletto bianco, l’invito all’umanizzazione degli uffici arriva da Fred Gage del laboratorio di genetica del Salk Institute di San Diego, California. Per la verità le sue osservazioni riguardano i topi, ma secondo lo studioso non è affatto azzardato ipotizzare che gli stessi meccanismi valgano anche per l’uomo.
Nel Regno Unito la teoria è stata oggetto di dibattito in tv, su Channel 4 durante il programma The Secret Life of Buildings, riporta il quotidiano Daily Telegraph. In un esperimento ad hoc, ha spiegato Gage, il cervello di alcuni roditori chiusi in gabbie pulite e spoglie è stato confrontato con quello di topi inseriti in ambienti più accoglienti e stimolanti. Ebbene, il volume cerebrale di questi ultimi aumentava di un buon 15%. La materia grigia si arricchiva di nuovi vasi sanguigni e si formavano nuovi neuroni.
Che in uffici dall’atmosfera più calda si riesca a rendere meglio lo sostiene anche lo psicologo. Permettendo agli impiegati di personalizzare gli spazi come meglio credono si favorisce anche la resa lavorativa, ha confermato infatti Craig Knight della Exeter University britannica. «Oggi – ha osservato l’esperto – alle aziende piace l’idea di far lavorare i propri dipendenti in ambienti scarni e uniformi, senza alcuna inutile distrazione». Ma è una tendenza sbagliata e gli studi lo hanno già dimostrato: «Da un esperimento che abbiamo condotto – ha raccontato Knight – emerge che gli impiegati rispondono meglio in spazi in cui sono stati liberi di disporre a loro piacimento foto o piante. Permettendo ai lavoratori di arricchire l’ambiente come meglio credevano, circondandosi di effetti personali, il loro benessere aumentava del 32% e la loro produttività del 15%».
In attesa di capire se il merito – come nei topi – è davvero del cervello che in un ambiente familiare aumenta di volume, dal punto di vista psicologico la spiegazione è semplice. Il miglioramento riscontrato dipende dal fatto che avere feeling con l’ambiente circostante paga anche in ufficio: «Ci si sente a proprio agio e molto più concentrati».
Fonte Adnkronos