C’è un solo modo per far entrare la felicità nella propria vita e in quella di chi ci sta accanto: ridere, ridere e ancora ridere. E non sono l’unica a pensarla così visto che, un paio di anni fa, in pieno lockdown, l’attrice Goldie Hawn – subito seguita dalla figlia Kate Hudson e da Reese Witherspoon – pubblicò su Instagram un video in cui rideva a crepapelle, sostenendo l’importanza del potere «terapeutico» della risata e invitando i suoi fan a fare la stessa cosa attraverso l’hashtag #LaughingChallenge. Del resto, ridere di gusto promuove un’attitudine mentale positiva grazie all’immediato rilascio di endorfine, gli ormoni del buonumore, che tengono alto lo spirito, ci fanno sentire più energici e ci consentono di affrontare le sfide della nostra quotidianità con il piede giusto. E pare che anche la salute fisica ci guadagni: insomma, sghignazzare è pure una forma di prevenzione facile e gratuita.
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La mia dose di risate quotidiana si chiama Luce Althea
Lo sa bene chi pratica lo yoga della risata, secondo cui bisogna scompisciarsi per almeno 10-15 minuti ogni giorno per sentirsi subito meglio. Ecco, io non ho bisogno di fare chissà quale «ginnastica» o seguire un metodo particolare per stare bene e fare il pieno di ilarità… La mia dose di risate quotidiana si chiama Luce Althea, ha sei mesi e due guance tutte da mangiare. Ora che mia figlia inizia a rispondere agli stimoli e a interagire con l’ambiente circostante, tutte le mattine casa nostra si trasforma in un teatrino e noi ci esibiamo in un piccolo cabaret. Mentre facciamo colazione, infatti, mi diverto a intrattenerla con le più svariate interpretazioni canore (il mio pezzo forte è senza dubbio «La bella lavanderina») e Luce fa quella cosa che fanno tutti i bimbi di questa età: ride di cuore, a ripetizione, in maniera buffa e del tutto naturale.
Ma avete presente quanto sia contagiosa la risata di un bambino, che si emoziona davanti a un semplice balletto o a un banalissimo «bubusettete»? Di fronte a tanta spontaneità mi riesce difficile stare seria ed ecco che anche io scoppio a ridere come una matta. Da qui si innesca un circolo vizioso, con mia figlia che cerca di imitarmi, continua a ridere ininterrottamente e io trattengo a fatica le lacrime. Credo non ci sia modo migliore di iniziare la giornata e la sua risata, e di riflesso anche la mia, non solo mi regalano una sensazione di leggerezza ma mi aiutano anche a ribaltare gli schemi mentali e a relativizzare gli eventuali pensieri negativi, le paure e le inevitabili ansie quotidiane.
Tengo viva la bambina che c’è in me
Ridere con mia figlia mi ha permesso di riscoprire e poi tenere viva la bambina che c’è in me e che per tanto tempo avevo dimenticato. Ho avuto sì un’infanzia e un’adolescenza spensierate ma, complice l’essermi buttata nel mondo della danza fin da piccolina con tutte le responsabilità e i sacrifici che ne sono conseguiti, mi sono sempre sentita più grande dell’età che avevo, vivendo tutto con una certa pesantezza. Ecco, Luce – forse proprio grazie al nome che porta – è riuscita a illuminare quella parte più infantile della mia personalità, rimasta a lungo sopita in un angolino.
A un certo punto quando si cresce si hanno talmente tante incombenze che chi se lo ricorda com’era il «prima»? Com’era andare a mangiare il cornetto di Ciro a Mergellina? Com’era trascorrere una giornata al mare, senza pensare ad altro? Lei mi ha fatto venire voglia di riprovare quelle sensazioni, di riconnettermi con le cose belle del passato, di tornare a vivere quei momenti sereni e leggeri. Ho acquisito la maturità e la consapevolezza di una donna di 30 anni ma c’è sempre quella volontà di approcciarsi alla vita e ai suoi problemi con uno spirito più fanciullesco.
Napoli mi ha insegnato ad avere sempre il sorriso sulle labbra
In questo mia figlia è stata determinante ma anche la città da cui provengo mi ha insegnato ad affrontare la vita con una certa positività e con il sorriso sempre pronto sulle labbra: Napoli, città di Totò e Massimo Troisi, è fondata sulla risata, vero e proprio antidepressivo naturale, sull’umorismo e sulla voglia di prendersi in giro. Tutte cose che io, da napoletana doc, ho fatto ben presto mie e che sto ulteriormente allenando grazie alla conduzione di Made in Sud, il varietà che unisce sketch comici, canto e ballo in onda su Rai 2.
In questo programma mi sento a casa perché posso far venire fuori liberamente il lato bambinesco e giocherellone di cui parlavo prima e posso anche ridere fragorosamente (e vi assicuro che la mia risata, che ricorda una specie di buffo fischietto, è a tratti grottesca) senza farmi troppi problemi o sentirmi giudicata. Conoscendo già buona parte del cast è stato facile entrare in sintonia con gli artisti e creare un clima familiare; poi vi dirò: ridere insieme, sul palco e dietro le quinte, migliora sicuramente la connessione interpersonale perché condividere una bella risata, che sia per una battuta, una barzelletta o un’imitazione, non fa che sottolineare quel senso profondo di unione che si instaura tra gli individui. Ridere con qualcun altro è il primo passo per costruire un «noi», sentirsi parte di un gruppo ed entrare in relazione con chi si ha di fronte in modo più autentico ed empatico.