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Cresce il numero delle persone con problemi economici che non possono accedere alle cure: scatta la gara di solidarietà con la donazione di farmaci
«Ecco a lei l’aspirina: sono 90 euro». Che faccia fareste se il farmacista vi presentasse un conto del genere? Sarebbe uno shock, non c’è che dire. Non potersi permettere un farmaco per la propria salute è disarmante. Lo dimostra anche questa simpatica candid-camera fatta dalla fondazione Banco Farmaceutico per fare luce su un problema sempre più diffuso.
I dati del suo rapporto “Donare per curare”, del resto, parlano chiaro. In Italia sono più di 400.000 le persone che non possono permettersi i farmaci di cui hanno bisogno, con la richiesta di medicinali in aumento del 6,4% nel 2015 rispetto allo scorso anno.
Cresce la quota di italiani in difficoltà, 182.000 contro i 179.000 dell’anno passato, mentre gli stranieri, pur restando la maggioranza (55%), sono in calo. Le regioni più efficienti nella raccolta sono Lombardia (18,9% del totale dei medicinali), Veneto ed Emilia Romagna (11,1%).
Le malattie respiratorie sono quelle per cui c’è più richiesta, seguite da quelle cardiovascolari e gastrointestinali.
Sul fronte delle donazioni la raccolta cresce, con quasi 1,4 milioni di confezioni nel primo semestre 2015, soprattutto grazie alle aziende.
«E’ necessario approfondire lo sforzo per individuare strumenti più idonei affinché il diritto all’assistenza farmaceutica sia garantito a tutti», afferma il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. «Queste persone sono invisibili a tutti noi, ma non alle malattie», sottolinea Luca Pani, direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). «Le malattie in questo sono l’ultimo baluardo della democrazia. Spesso – aggiunge Pani – queste persone neanche sanno che c’è una terapia, e spesso sono pazienti che non hanno piccole malattie, in alcuni casi dobbiamo donare antibiotici per endovena o anticorpi monoclonali per i tumori». I risultati sono positivi, spiega Paolo Gradnick, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico. «Purtroppo però i 400.000 indigenti che riusciamo a raggiungere sono il 10% di chi è povero in Italia, dobbiamo lavorare ancora molto».
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