La rabbia avvelena l’anima, ma anche il cuore. Vedere nero e covare sentimenti negativi senza sfogare le proprie emozioni aumenta il rischio di infarto, fino a raddoppiare le probabilità di una ricaduta nelle persone che già sono reduci da un attacco cardiaco.
Il monito ai burberi e a chi tiene tutto dentro arriva da uno studio italiano presentato al congresso della Società europea di cardiologia (Esc), in corso a Parigi. La ricerca è firmata da Franco Bonaguidi dell’Istituto di psicologia clinica dell’università di Pisa, che ha lavorato con un team composto da cardiologi ed epidemiologi.
Gli studiosi hanno arruolato 228 pazienti ricoverati dal 1990 al 1995 in 13 unità coronariche tra Nord e Centro Italia, che prima delle dimissioni sono stati sottoposti a specifici test psicologici e poi sono entrati in un programma di monitoraggio lungo 10 anni. Nel periodo di follow-up sono stati registrati in tutto 51 casi di secondo infarto. Analizzando le caratteristiche dei re-infartuati, Bonaguidi e colleghi hanno calcolato che il rischio relativo di ricaduta era pari a circa il doppio per le personalita’ inclini a rabbia e stress trattenuto.
Per i cuorcontenti, al contrario, il periodo di sopravvivenza libero da ricadute era significativamente superiore (78,5% contro 57,4%). «La buona notizia – commenta l’autore – è che attraverso un’opportuna terapia comportamentale questi pazienti possono correggere i tratti negativi del proprio carattere». Insomma, non è mai troppo tardi per voltare pagina e l’infarto può rappresentare l’occasione di cambiare vita: sorridere di più per salvarsi il cuore
Fonte Adnkronos
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