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La pelle influisce su pressione arteriosa e battito cardiaco

La scoperta potrebbe spiegare molti casi di ipertensione senza causa apparente

Sapete qual è l’organo più grande del corpo umano? Impossibile non conoscerlo. In una persona adulta si estende per quasi due metri quadrati ed è sempre in bella mostra. Stiamo ovviamente parlando della pelle. Di lei ci ricordiamo solo quando si scotta, si irrita, si screpola o si riempie di rughe, ma in realtà gioca un ruolo cruciale per la nostra salute, molto più importante di quanto immaginiamo.

La scoperta

Al pari di cuore, reni e cervello, anche la pelle potrebbe influire sulla pressione arteriosa e sulla frequenza cardiaca, inviando dei messaggi molecolari al sistema cardiovascolare. A indicarlo è uno studio condotto sui topi dai ricercatori dell’Università di Cambridge, in Gran Bretagna, in collaborazione con il Karolinska Institute in Svezia.

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Dal topo all’uomo

I risultati, pubblicati su eLife, potrebbero essere validi anche per l’uomo: se venissero confermati da ulteriori indagini, potrebbero spiegare molti casi di ipertensione idiopatica (cioè senza causa apparente) spesso associati ad una riduzione del flusso sanguigno attraverso i piccoli capillari che irrorano la pelle e gli altri distretti del corpo.

Smog, fumo e obesità

Studi precedenti avevano dimostrato che se un tessuto del corpo è a corto di ossigeno (ad esempio per colpa dell’altitudine, dello smog, del fumo o dell’obesità), si verifica un incremento del flusso sanguigno nei capillari che è regolato da una famiglia di proteine chiamate “HIF”. I ricercatori hanno dunque provato a indagare il ruolo della pelle in questo meccanismo creando dei topi geneticamente modificati.

Una reazione anomala

I topi che erano stati privati delle proteine HIF della pelle hanno manifestato una reazione anomala alla carenza di ossigeno, e ciò ha influito sulla loro frequenza cardiaca, sulla pressione arteriosa, sulla temperatura delle pelle e sui livelli generali di attività.

Nuovi scenari

«Questi risultati ci suggeriscono che la risposta della pelle a bassi livelli di ossigeno potrebbe avere degli effetti sostanziali sul modo in cui il cuore pompa sangue al corpo», spiega il primo autore dello studio, Andrew Cowborn dell’Università di Cambridge. «La ridotta disponibilità di ossigeno è una condizione comune che può essere dovuta all’ambiente naturale o a fattori come il fumo e l’obesità. Speriamo che il nostro studio ci aiuti a capire meglio come la risposta dell’organismo a questa condizione possa aumentare il rischio di ipertensione, o addirittura causarla».

Indagini a 360 gradi

«Considerato che la pelle è l’organo più grande del nostro corpo, non dovrebbe sembrare così sorprendente che possa giocare un ruolo nella regolazione di un meccanismo così fondamentale come la pressione arteriosa. Ma questo – precisa un altro autore della ricerca, Randall Johnson – ci ricorda che dovremmo guardare ad altri organi e tessuti del corpo per capire se anche loro sono coinvolti».

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