La realtà aumentata si prepara a rivoluzionare anche la chirurgia plastica e ricostruttiva, grazie a nuovi software che permettono di proiettare in anteprima quello che sarà l’esito dell’intervento direttamente sul volto del paziente in sala operatoria. Un primo prototipo è stato sviluppato in Giappone dagli esperti dell’Osaka Medical College, che lo presentano in uno studio pubblicato su Plastic and Reconstructive Surgery-Global Open, la rivista della Società americana di chirurgia plastica (ASPS).
Non è un gioco da ragazzi
Se ne parla sempre più, ma pochi sanno davvero cosa sia la realtà aumentata. Eppure a tutti sarà capitato l’estate scorsa di aver giocato (o aver visto dei ragazzini giocare) al famoso Pokemon Go, quel terribile trastullo per smartphone che consentiva di catturare dei mostriciattoli virtuali nel mondo reale. Ecco: la realtà aumentata è proprio questo. «Si tratta di una tecnologia che combina immagini virtuali generate su uno schermo con oggetti e scene reali», spiegano i ricercatori giapponesi. «Il nostro obiettivo era quello di sviluppare una tecnica di realtà aumentata sofisticata, ma allo stesso tempo semplice e modificabile, da usare nell’ambito della chirurgia plastica e ricostruttiva».
La novità in sala operatoria
Per raggiungere questo traguardo, i ricercatori hanno ripreso la faccia dei pazienti con una fotocamera digitale ad alta risoluzione, e hanno poi combinato le immagini con quelle delle ossa del volto ottenute con una tomografia computerizzata. I dati digitali sono stati poi rielaborati per simulare in 3D l’esito finale dell’intervento. Nel caso di un zigomo rotto, ad esempio, la ricostruzione è stata simulata ottenendo e ribaltando l’immagine dell’altro zigomo integro sulla parte del volto lesionata. Usando poi un paio di occhiali “smart”, i chirurghi sono riusciti a sovrapporre l’immagine finale simulata in 3D alla faccia del paziente sotto i ferri.
I primi test
Le prime esperienze fatte su otto pazienti dimostrano che la realtà aumentata aiuta a pianificare ed eseguire meglio la ricostruzione delle ossa facciali, dando al chirurgo un riferimento visivo durante l’operazione. Questa tecnica sta muovendo ancora i primi passi, ma i ricercatori giapponesi puntano a perfezionarla ulteriormente, per offrire tra le varie opzioni anche una semplice navigazione degli organi interni del paziente.
Elisa Buson
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