La tarantola è uno degli animali che più terrorizza per il suo morso, ma dal suo veleno potrebbe arrivare un antidolorifico di nuova generazione. Una ricerca dell’Università del Queensland in Australia ha scoperto che le tossine contenute nel veleno della Thrixopelma pruriens, conosciuta come tarantola peruviana, sono utili nel ridurre la sensazione di dolore, grazie alla capacità di indirizzare in modo efficace i recettori neurali.
Per catturare il suo “pranzo”, il ragno inietta un cocktail di peptidi paralizzanti nella sua preda. Per raggiungere le cellule nervose del loro pasto, la tarantola utilizza dei ponti, chiamati ‘canali ionici del sodio‘ disseminati proprio lungo la membrana esterna delle cellule nervose. Alcuni di questi canali trasmettono i segnali dei nervi ai muscoli. Una volta che il veleno entra nei canali, le cellule nervose smettono di mandare segnali, impedendo alla prede di scappare via o di reagire. Altri trasmettono solo i segnali di dolore al cervello. Questa ha permesso ai ricercatori di concentrarsi su un peptide, il Protx-II: la sua elevata potenza e la sua precisione nell’inibire il recettore responsabile della sensazione di dolore ne fanno un futuro perfetto antidolorifico.
L’équipe medica ha sintetizzato una versione artificiale di questo peptide, potenziondone l’azione. In questo modo non permette ai canali ionici del sodio di comunicare al cervello la sensazione di dolore. Da qui la possibilità di sviluppare nuovi farmaci che aiutino chi soffre di dolore cronico, che colpisce un italiano su 4 e ha una durata media di 7 anni. Generalmente riguarda in particolare l’apparato muscolo-scheletrico e per il 63% delle forme è rappresentato dal mal di schiena. Ma esistono anche dolori cronici dati da altre malattie come la psoriasi, l’artrite, il tumore. Sapere che in tutti questi casi, in modo diverso, il dolore cronico annulla le difese immunitarie è molto importante perché cambia la prospettiva di cura per queste persone. Questo tipo di dolore pregiudica gravemente la qualità di vita di chi ne è affetto, fino a diventare causa di disabilità.
Francesco Bianco
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