Testo di MAMMA MEDICO
Durante l’ultima notte in turno in Pronto Soccorso, una coppia di genitori con nonni al seguito, verso l’una, mi hanno portato un neonatino di 20 giorni, al momento beatamente addormentato tra le braccia della mamma. Motivo: aveva pianto tutto il giorno. E allora, penso io, ma non lo sanno che i neonati piangono? E talora tanto?
Il piccolo aveva mangiato, si era scaricato come al solito, aveva solo pianto più del solito. Ho azzardato un «forse è troppo coperto», considerando che oltre alla tutina era avvolto in lenzuolino e copertina ma sono stata fulminata con lo sguardo dalla nonna. Il pediatra di turno fatte le mie stesse domande e costatando alla visita che tutto fosse nella norma, l’ha dimesso dando indicazioni comportamentali ai genitori.
Non sempre alle mamme alle prime armi vengono fornite le informazioni generali per la gestione di un lattante. E servono anche quelle apparentemente più banali. I bambini piangono tutti ed è normale nei primi tre mesi di vita, anche diverse ore al giorno, non è possibile evitarlo, perché è uno dei modi che hanno per comunicare. Subito dopo la nascita tutti i «pianti» sembrano e sono in effetti molto simili ed è necessario un po’ di tempo perché il neonato impari a comunicare meglio e i genitori a capirne le innumerevoli sfumature. All’inizio può essere difficile, ma provarci fa parte dell’essere genitori e si impara anche sbagliando.
Quali possono essere le cause del pianto?
• Ha fame: la fame è uno degli stimoli più forti che porta il neonato a chiamare e a gridare in maniera sempre più forte e prepotente fino a che non gli viene offerto il seno o il biberon.
• Ha bisogno di essere cambiato. Se il piccolo è bagnato il suo grido ha il timbro del disagio, del malessere, non del dolore o della sofferenza.
• Sente troppo caldo o troppo freddo.
• Vuole essere preso in braccio: molti bambini vogliono semplicemente essere tenuti in braccio, farlo non significa viziarli. Alcuni richiedono molte attenzioni, mentre altri passano lunghi periodi di tempo tranquilli da soli.
• È stanco: i neonati, pur amando le attenzioni se ricevono molti stimoli possono stancarsi e piangere senza ragioni apparenti. Può succede dopo aver passato giornate con molti famigliari intorno o dopo essere stati in luoghi rumorosi o con molte luci. I neonati hanno difficoltà nell’elaborare tutti gli stimoli ricevuti, l’essere presi in braccio da tante persone e piangere è il loro modo di dire: «Basta, non ne posso più».
• Non si sente bene. Se tutte le esigenze sono state soddisfatte e tutto è a posto (qualunque piccola cosa potrebbe dargli fastidio, un capello attorcigliato al dito, un’etichetta dei vestitini) ma il bambino piange ancora, provategli la febbre per essere certi che non si sia ammalato.
• Ha sonno: in genere è un lamento associato al fregarsi gli occhi.
• Nel bambino un po’ più grande, dopo i sei mesi, gridare può significare gioia o frustrazione per non essere stato in grado di afferrare oggetti o raggiungere luoghi o persone da solo.
• Ha le coliche gassose. Cominciano già verso i primi 10-15 giorni di vita del bambino, solitamente la sera, tira le gambette, diventa rosso, si irrigidisce, si contorce e soprattutto piange. Sembra non placarsi con nulla e la tensione della mamma peggiora la situazione: i bambini molto sensibili alla tensione materna si irritano di più. Le cause delle coliche sono sconosciute: alcuni le ritengono dovute all’eccessiva aria nell’intestino, altri considerano il pianto per scaricare la tensione accumulata nella giornata, altri ancora incolpano un’allergia alimentare; infine la digestione difficoltosa. L’unica cosa da fare è cercare di consolare il più possibile il proprio bimbo, tenendolo in braccio, mettendolo a pancia in giù oppure dondolandolo vigorosamente. In genere sono più violente nel secondo mese per poi sparire intorno al terzo. Solo se sono particolarmente violente, il pediatra può consigliare qualche rimedio farmacologico.
Cosa devo fare?
• Abbracciare il neonato perché i piccoli amano sentirsi al sicuro come quando erano nel grembo materno.
• Far sentire il battito del cuore della mamma. Si può provare anche a mettere della musica tranquilla o cantare una dolce ninna-nanna.
• Metterlo nella carrozzina o in un seggiolino a dondolo. A volte il movimento calmerà il bimbo.
• Massaggiare il piccolo non preoccupandosi se i movimenti non sono perfetti.
• Fargli succhiare qualcosa: anche se non è affamato, il bambino può calmarsi succhiando il ciuccio o il pollice. Tale attività, infatti, stabilizza il battito cardiaco, rilassa lo stomaco e ha un effetto calmante generale.
• Prendetevi cura di voi. Può sembrare un «insulto» verso le «sofferenze» del bambino, ma nessun bambino è mai morto per il troppo piangere, mentre un bambino che piange può essere molto stressante per i neogenitori. Si comincia dalla mancanza di sonno fino a dubitare di essere veramente in grado di prendersi cura del neonato.
Mamma medico
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