Le ragioni che hanno spinto una coppia a formarsi possono venire meno per diversi motivi: la società e la legge prevedono che questa scelta possa essere revocata. Tuttavia il legame scindibile è quello coniugale e non quello genitoriale.
Secondo Emery «i genitori non divorziano dai loro figli e, per questo motivo, non possono mai divorziare l’uno dall’altra in senso assoluto. I figli avuti insieme costituiscono, infatti, un legame che non s’interrompe mai: si rimane genitori per tutta la vita. Ecco perché coloro che hanno posto fine al loro matrimonio devono sforzarsi di disgiungere il loro ruolo parentale, che continua, dal ruolo di coniuge che appartiene al passato».
Quindi anche se con la separazione viene meno la coniugalità, permane comunque la dimensione della parentalità. Il figlio è un valore che va oltre la dissoluzione del matrimonio: la coppia perciò deve superare il dolore del divorzio per salvaguardare la propria funzione genitoriale e quindi tutelare il benessere del figlio. Esiste un’ampia produzione di studi che sottolinea come il conflitto e la cooperazione tra ex-coniugi influiscano sul funzionamento familiare.
Nel passato l’interruzione del rapporto era determinata tendenzialmente dalla morte di uno dei due genitori. Il decesso, per la sua inevitabilità, ha diverse possibilità di elaborazione e superamento. Ciò che differenzia l’elaborazione del lutto e quello della separazione è l’area di conflitto che si genera intorno a questa, creando situazioni difficili.
Quando il conflitto tra gli ex-coniugi assume caratteristiche particolarmente distruttive, si perde la possibilità di separare ciò che attiene al legame coniugale da ciò che riguarda il legame genitoriale. Il legame allora diventa «disperante» quando uno o entrambi i coniugi non sono disposti a riconoscere le proprie responsabilità nella storia comune e a farsi carico della propria sofferenza: non si smette di sperare e aspettare che l’altro cambi oppure che sperimenti su di sé la sofferenza dell’altro, spesso attraverso le pene di un rapporto con i figli continuamente contrastato e ostacolato dal partner.
Molti studi hanno indicato un’alta correlazione tra la conflittualità dei genitori e lo scarso adattamento dei figli al divorzio. Il conflitto tra ex-coniugi provocherebbe nei figli conflitti di lealtà e danneggerebbe anche la relazione genitore/figlio.
Di per sé, un conflitto può non essere negativo ma costituire un’esperienza relazionale trasformativa attraverso il confronto, la negoziazione, l’integrazione. A volte però, lo scontro assume la caratteristica di conflitto permanente, con escalation di sopraffazione, umiliazione, aggressività, e infine coinvolgimento del bambino.
Testo di Azzurra Spreafico, pedagogista e blogger di PSYCHOMER
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