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HIV: nei checkpoint test anonimi e profilassi farmacologica

Scarsa informazione, pochi test e tanto stigma: questo è il quadro che emerge da un’indagine realizzata da AstraRicerche per Gilead Sciences, i cui dati sono riportati all’interno del Libro Bianco “HIV. Le parole per tornare a parlarne”

Il ruolo dei checkpoint per l’Hiv è essenziale. I dati sulle nuove infezioni diagnosticate ogni anno – oltre 2.000 secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità – indicano quanto sia fondamentale tornare a parlare di prevenzione. Non soltanto non si riesce ad abbassare in maniera sostanziale questo dato, ma il 60% di queste nuove diagnosi risulta tardiva. Si tratta quindi di persone che arrivano alla diagnosi quando le loro condizioni di salute sono già compromesse e spesso già in presenza di sintomi o di malattia conclamata.

In tanti non sanno di avere l’HIV

«In Italia si stima vi siano ancora più di diecimila persone che non sanno di avere il virus» avverte Andrea Antinori, Direttore Dipartimento Clinico, Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani IRCCS di Roma.

Gruppo San Donato

«Per riuscire a mettere in campo strategie di prevenzione efficaci, che consentano di far emergere questo sommerso e bloccare di conseguenza la catena dei contagi, dobbiamo lavorare sulla cultura della percezione del
rischio, incentivando l’utilizzo degli strumenti di prevenzione a nostra disposizione, come il test dell’HIV, il profilattico e la profilassi farmacologica, aumentando la capillarità di azione, moltiplicando e sostenendo i checkpoint, anche e soprattutto con risorse pubbliche».

Cosa sono i checkpoint per l’Hiv?

Informazione, possibilità di eseguire il test, di accedere alla PrEP (la Profilassi farmacologica pre Esposizione), supporto psicologico e possibilità di confronto fra pari. È quanto si può trovare nei checkpoint, luoghi gestiti dalla comunità per la comunità, che svolgono un ruolo fondamentale sul territorio, raggiungendo anche chi ha difficoltà a rivolgersi al servizio sanitario.

«Il checkpoint è un luogo aperto, inclusivo, sicuro, privo di discriminazioni, fatto dalla comunità per la comunità» conferma Daniele Calzavara, Coordinatore Milano Check Point ETS. «L’aspetto comunitario è ciò che lo differenzia dagli altri servizi per la salute sessuale pubblici e istituzionali, che hanno un approccio verticale, dal medico verso l’utente. Al contrario, nel checkpoint gli interventi e le relazioni sono orizzontali, fra persone alla pari, l’operatore e l’utente parlano e interagiscono sullo stesso livello».

Il libro bianco si inserisce nell’ambito della campagna “HIV. Ne parliamo? A supporto della campagna è disponibile la pagina internet hivneparliamo.it mentre è possibile consultare il libro bianco qui “HIV. Le parole per tornare a parlarne”.

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