Il Signal for Help è il gesto anti-violenza internazionale per chiedere aiuto in caso di pericolo. Se una donna è vittima di abusi, si sente minacciata o ha paura di qualcuno e ha la possibilità di incrociare lo sguardo di una persona “esterna” alla sua situazione può lanciare un segnale, che tutti dobbiamo saper riconoscere e replicare: con la mano aperta, deve portare il pollice verso il palmo e poi piegare le restanti dita a pugno; il pollice deve rimanere stretto tra il palmo e le dita.
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Gesto anti-violenza introdotto per la prima volta durante il lockdown
Il gesto anti-violenza utilizzato dalle donne è stato introdotto per la prima volta in Canada dall’associazione Canadian Women’s Foundation in piena pandemia, per combattere l’aumento dei casi di violenza a seguito del lockdown forzato. È stato pensato per poter essere mostrato silenziosamente, anche durante le videochiamate, senza farsi notare dal proprio aggressore.
Il caso di cronaca italiano
In Italia le prime a rilanciare il gesto sono state le associazioni Toponomastica femminile e Gengle Onlus, che da mesi si impegnano a sensibilizzare la popolazione sull’importanza di conoscere questa semplice e immediata richiesta d’aiuto.
Ed evidentemente qualcosa si sta muovendo a livello nazionale visto che solo pochi giorni fa una ragazza di Bergamo, arrivata da sola a Milano per un concerto, ha utilizzato il Signal for Help in una situazione di pericolo. Durante una serata, la giovane è stata infatti agganciata da uno sconosciuto, che l’ha palpeggiata e baciata con la forza. A quel punto, la ragazza ha incrociato lo sguardo di una dipendente di McDonald’s, che stava per chiudere, e ha eseguito il gesto anti-violenza con la mano. La lavoratrice ha riconosciuto il segnale e ha immediatamente allertato le forze dell’ordine, che hanno rintracciato la ragazza e il suo aggressore, arrestando poi quest’ultimo.
Come aiutare chi sta facendo il gesto anti-violenza davanti a noi?
Come aiutare la persona che sta eseguendo il gesto anti-violenza davanti a noi? Dipende dalla situazione in cui ci si trova. Come suggerisce la Canadian Women’s Foundation, se si ha la possibilità di porre domande alle quali la donna in difficoltà può rispondere con “sì” o “no” bisogna indagare il motivo della richiesta d’aiuto e cercare una soluzione. Ad esempio, si potrebbe chiedere «Vuoi che chiami la polizia?» oppure «Vuoi che chiami i soccorsi?».
Se, invece, non c’è modo di parlare direttamente con la vittima, a quel punto si possono allertare le forze dell’ordine, come nel caso della dipendente di McDonald’s. Bisogna tenere presente che è disponibile anche un numero di assistenza per le donne vittime di violenza e di stalking, che è 1522.