Testo di Francesca Petrera,
blogger di OGGI SCIENZA
Fumare fa male e il fumo passivo è ugualmente dannoso. Ma oggi scopriamo che anche prima di nascere il fumo può essere dannoso alla nostra salute. Una ricerca pubblicata sulla rivista British Journal of Pharmacology viene spiegato il meccanismo per cui se la madre fuma durante la gravidanza, il figlio avrà un rischio più alto di sviluppare malattie cardiovascolari in età adulta. E lo stesso vale se la madre utilizza i cerotti o le gomme da masticare alla nicotina.
Precedenti studi sugli esseri umani hanno dimostrato che bambini nati da madri fumatrici mostrano danni a carico dei vasi sanguigni e hanno un aumento del rischio di ipertensione e malattie cardiovascolari, ma è impossibile dimostrare la relazione di causa-effetto, visti i molteplici fattori di confondimento.
Così il professor Daliao Xiao ha testato l’associazione nei ratti, somministrando nicotina negli animali e monitorando gli effetti fino a 5 mesi dalla nascita dei cuccioli. Sono stati misurati i danni a carico del sistema circolatorio e del cuore. A cinque mesi sono arrivati i risultati: la prole dei topi che hanno ricevuto la nicotina ha avuto due segni classici di rischio cardiaco aumentato, cioè l’aumento dello stress ossidativo e l’ipertensione.
La nicotina agisce provocando un aumento nei livelli di ROS (le specie reattive dell’ossigeno) nelle pareti dei vasi sanguigni del feto. I livelli di ROS rimangono alterati anche dopo la nascita e modificano la struttura dei vasi per tutta la vita dell’individuo e può portare a ipertensione negli adulti.
Nonostante si conoscano gli effetti nocivi del fumo durante la gravidanza, ben il 20% delle donne continua a fumare durante la gravidanza. Tra le complicanze osservate ci sono il distacco della placenta e aborti spontanei. La terapia sostitutiva della nicotina (NRT) è stata sviluppata come una terapia farmacologica per smettere di fumare e può essere usata durante la gravidanza. Tuttavia, la sicurezza clinica durante la gravidanza è stata valutata solamente in un piccolo numero di fumatrici, considerando solamente gli effetti a breve termine.
La ricerca pubblicata rivela oggi un nuovo fattore di rischio cardiovascolare associato al fumo, che può essere modificato solo prima della nascita. Non sappiamo ancora se lo stesso meccanismo osservato nei ratti si ripropone anche nell’uomo, ma questi dati sono ora in fase di verifica sulle mamme fumatrici.
Francesca Petrera
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