La broncopnumopatia cronica ostruttiva (BPCO) interessa oltre 380 milioni di persone in tutto il mondo. Secondo i dati ISTAT, in Italia, colpisce il 5,6% degli adulti ed è responsabile del 55% dei decessi per malattie respiratorie. Il nuovo report GOLD (Global Initiative on Obstructive Lung Diseases), il documento più importante a livello mondiale per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento della BPCO, pubblicato alcuni giorni fa, ha fornito nuove indicazioni per la gestione di questa patologia.
In questo articolo
Fumi, hai tosse persistente e fai fatica a respirare? Una visita dal medico può salvarti i polmoni
«Nel documento GOLD si evidenziano le due grandi sfide da affrontare nella gestione della malattia. La prima è la sottodiagnosi: dobbiamo cercare di effettuare la spirometria (il test diagnostico per la BPCO) nelle fasi precoci. La seconda è la necessità di migliorare l’aderenza terapeutica» commenta Claudio Micheletto, Direttore dell’Unità di pneumologia all’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona.
«Vediamo troppi pazienti con malattia avanzata al momento della diagnosi. Il documento GOLD suggerisce che dobbiamo arrivare alla diagnosi quando il paziente che è esposto ad almeno un fattore di rischio, tipicamente il fumo e comincia a manifestare i primi sintomi, cioè tosse persistente e dispnea. Questo può avvenire intorno ai 40-50 anni». Le raccomandazioni GOLD, inoltre, indicano che, per controllare la patologia, occorre iniziare la terapia con due farmaci broncodilatatori, per poi aggiungere se necessario anche un farmaco corticosteroide.