Filippo Bisciglia si racconta a Ok Salute e Benessere. «Vivo la mia condizione di personaggio pubblico con molta discrezione. Forse mi perdo qualcosa, perché nel mondo dello spettacolo apparire può aiutare nella carriera, ma io a una serata mondana preferisco una pizza con i miei soliti sei amici veri».
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Filippo Bisciglia è visto come il fratellone saggio
Non tradisce le attese Filippo Bisciglia, rimasto con i piedi ancorati a terra, nonostante il clamoroso successo di Temptation Island, programma di punta di Canale 5, prodotto dalla Fascino di Maria De Filippi, che l’ha fortemente voluto alla conduzione. Più persona, che personaggio, con il suo stile sobrio da “fratellone” saggio, fa da contraltare alle esagerate intemperanze dei concorrenti, riuscendo a conquistare non solo il grande pubblico, ma anche molti intellettuali, che, un tempo a denti stretti, ora più apertamente, si dicono fan del programma che rappresenta uno spaccato sociale dell’Italia contemporanea.
Ormai espressioni come «falò di confronto» o «ho un video per te» sono entrati nel linguaggio comune e non solo televisivo, con buona pace dei detrattori. Lui, che professionalmente vive di tradimenti e riconciliazioni, sembra restare immune alle tentazioni, tanto che da sedici anni è fidanzato con la modella e showgirl Pamela Camassa.
Sto diventando un “consulente” di coppia
«Ormai gli amici mi prendono per uno psicologo esperto di coppia. Io sono un appassionato delle relazioni umane, ma per i consigli veri li invito ad andare da un professionista. Voglio però entrare sempre in profondità nelle questioni. Le storie di Temptation Island sono le stesse che incontriamo nella vita, è questo il segreto del successo del programma. Le storie tossiche, i problemi di tradimento o di incomprensioni le abbiamo vissute tutti direttamente o indirettamente».
Filippo Bisciglia non ha proprio nessuna isola della tentazione?
«La mia isola come per molti è la cucina: mangerei qualsiasi cosa dal dolce al salato, tutto il giorno, senza soluzione di continuità. Sono anche fortunato perché con quello che mangio dovrei pesare molto di più».
In realtà in video appare particolarmente in forma…
«Beh certo, quando si avvicina il periodo delle riprese del programma, seguo un’alimentazione rigorosa. Fino a qualche tempo fa mi bastava un mese di dieta, ora devo iniziare decisamente prima. Con l’età diventa tutto più complicato».
Magari l’aiuta il suo passato da tennista?
«Ora mi tengo in forma con il padel, ci gioco appena posso. È uno sport molto intenso che permette di scaricare le tensioni e bruciare tante calorie. Fino ai 18 anni, invece, ho praticato tennis a livello agonistico. Ho iniziato da bambino, subito dopo la malattia che mi ha colpito quando ero piccolo».
Le va di ricordare?
«Ho avuto la malattia di Perthes, una patologia rara che causa una decalcificazione dell’anca e ti costringe a restare fermo. Per un anno e mezzo, dai due anni in poi, non ho potuto muovere le gambe. Mi sentivo a disagio: una di quelle sensazioni che ti resta dentro per tutta la vita, anche se sono guarito da tantissimi anni. Mi ha salvato una cura che allora era sperimentale. Sono stato il primo in Italia a sconfiggere questa malattia con questo metodo. Mi ha seguito il dottor Milella. Solo dopo anni ho cercato di ricontattarlo, ma ho scoperto che se ne era andato qualche tempo prima. Ho fatto controlli ogni settimana durante l’adolescenza, è stato un periodo molto complicato».
Tutto è avvenuto anche in un’età particolarmente delicata
«Pensi che mia madre ha buttato tutte le foto che mi ritraevano dai due ai cinque anni, forse per esorcizzare quel momento che è stato doloroso per tutti. I miei lavoravano, stavo sempre con mia nonna. Veder giocare gli altri bambini, vederli correre, mentre io ero fermo mi ha dato una forza che sto usando ancora oggi. Avrei voluto giocare a calcio, ma non potevo per i problemi all’anca, così ho iniziato con il tennis e non perdevo una partita perché avevo questa voglia di vincere e dimostrare che ce l’avevo fatta. Da allora ho deciso che avrei dovuto dare il massimo in tutte le cose e ancora oggi è così».
Insomma, la malattia come opportunità…
«Esatto, ho vissuto un senso di rivalsa. Per fortuna non mi sono abbattuto, non mi sono lasciato travolgere dal destino e dalla paura. Mi serve anche oggi con il lavoro in televisione. Sono un secchione, mi preparo tantissimo, voglio sempre dimostrare di meritare il successo che ho. Anche durante l’esperienza a Tale e Quale Show, dove dovevo cantare e interpretare personaggi famosi, cominciavo a studiare subito dopo la fine della diretta, non mi concedevo nessuna pausa. Con il tempo ho capito che si può anche improvvisare, ma solo dopo aver imparato. Nella conduzione non uso mai il gobbo per leggere quello che devo dire: mando tutto a memoria e poi lo dico alla mia maniera per essere il più naturale possibile».
Ho imparato che studiare è fondamentale
«Ricordo ancora quando alla prima edizione di Temptation Island mi avevano detto che avrei dovuto imparare 70 lanci a memoria. All’inizio pensavo di impazzire, poi mi sono messo sul terrazzo di casa a studiare come prima di un esame universitario e ce l’ho fatta. Il programma è subito andato bene, ma mi criticavano per il mio accento romano. Da perfezionista ho subito preso lezioni di dizione e ho cominciato a parlare come un libro stampato, risultando anche un po’ ridicolo, sembravo uno di quei doppiatori dei programmi delle tv satellitari. Per fortuna ho capito che c’è anche una via di mezzo e che nessuno parla così: ogni tanto la battuta in romanesco mi esce ancora, ma ho imparato a esprimermi anche con l’accento giusto quando voglio, un mix di accurata preparazione e di manifestazione della propria personalità».