Il virus dell’epatite C si trasmette principalmente attraverso il contatto con sangue infetto, e quindi con la condivisione di oggetti per la cura personale come rasoi, spazzolini da denti, strumenti per la manicure o pedicure, lo scambio di aghi o siringhe, l’esecuzione di tatuaggi o piercing con aghi non sterili.
Anche coloro che hanno subito trasfusioni di sangue o trapianti d’organo prima degli anni ’90 sono a rischio, poiché fino a quel momento il virus non era conosciuto. Meno frequente l’infezione per via sessuale e da madre a figlio durante il parto.
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Troppa poca consapevolezza sull’epatite C
Sono molti quindi i comportamenti o le pratiche che possono portare all’infezione del virus dell’epatite C. Eppure solo un italiano su dieci ritiene di essere un soggetto potenzialmente a rischio, secondo l’indagine demoscopica “Italiani e epatiti” di AstraRicerche per Gilead Sciences.
Sintomi possono uscire anche ad anni di distanza
«Sebbene l’epatite C sia oggi una patologia curabile, c’è ancora un’importante quota di sommerso» avverte Stefano Fagiuoli, Direttore Gastroenterologia, Epatologia e Erapiantologia all’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Professore di Gastroenterologia all’Università Milano Bicocca. «In parte perché questa infezione può agire silenziosamente anche per decenni, danneggiando progressivamente il fegato e provocando una cirrosi che può trasformarsi in tumore, in parte perché non c’è adeguata consapevolezza sulle modalità di trasmissione del virus».
Programma di screening per l’epatite C va ampliato
«È fondamentale, dunque, informarsi e fare il test» aggiunge Roberta D’Ambrosio, Specialista in Gastroenterologia ed Epatologa alla Fondazione IRCCS Ca’ Granda-Ospedale Maggiore di Milano. «In alcune regioni è attivo un programma di screening gratuito dell’epatite C per i nati tra il 1969 e il 1989 che bisognerebbe allargare anche alla popolazione nata prima del 1969. Ciò comporterebbe una riduzione dei costi economici e sanitari, oltre a ridurre il carico di malattia e di morte, migliorando di conseguenza la
qualità di vita delle persone».
La campagna Epatite C. Mettiamoci un punto
Ecco allora che l’informazione diventa cruciale. “Epatite C. Mettiamoci un punto“ è la campagna multicanale di sensibilizzazione per favorire una maggior conoscenza dell’infezione e dell’importanza del test di screening.
A supportare la campagna uno spot radiofonico, il coinvolgimento di influencer e www.epatitecmettiamociunpunto.it, un sito per conoscere l’epatite C e le sue modalità di trasmissione a partire da quattro storie di persone comuni che grazie al test hanno scoperto e curato l’infezione.