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Il bracciale che “legge” il sudore e dice allo smartphone come stai

E' un mini-laboratorio da polso che misura la temperatura corporea e analizza le sostanze espulse dalla pelle: utile nello sport e nella medicina personalizzata

Il sudore parla di noi. Non è un modo di dire per ironizzare sulla scelta del deodorante, ma una verità scientifica: il liquido espulso dalla nostra pelle per regolare la temperatura corporea contiene una miniera di informazioni preziose sul nostro stato di salute. E allora perché non sfruttarlo?

Lo hanno fatto i ricercatori statunitensi delle università di Stanford e Berkeley, mettendo a punto dei sensori capaci di ‘leggere’ il sudore: applicati su braccialetti da polso e fasce per la fronte, misurano la temperatura corporea e analizzano le molecole chimiche emesse dalla pelle, inviando tutte le informazioni opportunamente rielaborate sullo smartphone per descrivere lo stato di salute della persona.

Gruppo San Donato

I primi test condotti su 14 volontari durante l’attività sportiva sono molto promettenti: i risultati, pubblicati sulla rivista Nature, aprono all’utilizzo di questi dispositivi hi-tech non solo nello sport, ma anche nella medicina “su misura” del futuro.

«Il sudore è una miniera di informazioni, un fluido corporeo ideale per il monitoraggio attraverso sensori indossabili e non invasivi», spiega il coordinatore dello studio Ali Javey, docente di elettronica e informatica all’Università californiana di Berkeley. «D’altro canto – aggiunge l’esperto – il sudore è molto complesso e per estrarre informazioni utili sulla salute bisogna saper analizzare diversi parametri». Per “leggere” il sudore, Javey e il suo gruppo di ricerca hanno sviluppato un vero e proprio laboratorio integrato in miniatura fatto da cinque sensori, “intelligenti” e interconnessi tra loro, capaci di misurare la temperatura corporea e la presenza di particolari molecole emesse dalla pelle, come il glucosio, il lattato, il sodio e il potassio. Compattati su un braccialetto o una fascia, i sensori raccolgono le informazioni a fior di pelle, le rielaborano e le inviano wireless direttamente allo smartphone.

I ricercatori sono già all’opera per migliorare ulteriormente questi dispositivi, rendendoli più sofisticati e ancora più piccoli: l’obiettivo è quello di non limitarne l’uso agli atleti, ma di estenderlo anche alla medicina personalizzata. I biosensori potrebbero essere usati negli studi clinici che valutano le reazioni del corpo umano allo sforzo fisico, ma anche nel monitoraggio dei pazienti per tenere sotto controllo condizioni stressanti per l’organismo, come la disidratazione e l’eccessivo innalzamento della temperatura corporea.

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