In Italia, il tumore al polmone colpisce ogni anno oltre 40.000 persone, rappresentando la prima causa di morte oncologica negli uomini e la seconda nelle donne, anche perché spesso è già in stadio avanzato al momento della diagnosi. Questo è dovuto a un ritardo nel riconoscimento dei sintomi, generalmente non specifici. Poter riconoscere con prontezza il tipo di mutazione è fondamentale per seguire il paziente con la terapia più adeguata, sin dalle prime fasi della diagnosi e non solamente nelle successive linee di terapia.
«La necessità di ricercare e distinguere le diverse varianti è essenziale, in quanto a ciascuna di esse può essere associata una terapia differente, in prima linea, così come nelle linee di trattamento successive. I test genetici, soprattutto la Next-Generation Sequencing (NGS), si rivelano uno strumento cardine non solo per una corretta diagnosi, ma anche per un approccio terapeutico personalizzato» spiega Silvia Novello, Professore di oncologia medica presso il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino, Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale di Oncologia Toracica all’AOU “San Luigi Gonzaga” di Orbassano, Presidente di WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe.
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Disponibile in Italia il primo trattamento per una forma rara di tumore al polmone
La diagnosi precoce è essenziale anche per le forme più rare della malattia, come quella provocata da una mutazione del gene EGFR, presente nel 15 per cento dei pazienti con tumore al polmone, pari a 6000 persone. In un caso su dieci la mutazione del gene EGFR è un’inserzione dell’esone 20, un gruppo di mutazioni non comuni su una proteina che causa una rapida crescita delle cellule e, di conseguenza, aiuta il cancro a diffondersi. Per le persone con questa tipologia di tumore è ora disponibile anche in Italia amivantamab, la prima terapia specifica che permette di prolungare significativamente l’aspettativa di vita dei pazienti.
«Questi pazienti finora hanno avuto a disposizione poche opzioni terapeutiche, non soltanto per numero, ma anche per efficacia. In questo contesto, l’arrivo di amivantamab in Italia è un traguardo importante perché rappresenta la prima terapia specifica per i pazienti con questa tipologia di tumore al polmone» conferma Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica, Vicedirettore del Programma sul carcinoma polmonare all’IEO di Milano. «Gli studi clinici condotti con questo farmaco hanno mostrato una superiorità rispetto alle terapie standard per questo tumore in termini di efficacia, permettendo di raddoppiare l’aspettativa di vita dei pazienti».
«Questa nuova terapia rappresenta una speranza, per tutti coloro che soffrono di questa tipologia di carcinoma polmonare, sia in termini di allungamento della prospettiva di vita, sia di miglioramento della qualità di vita. Ci auguriamo che queste cure innovative, sempre più mirate ed efficaci siano rese disponibili, in tempi rapidi, a tutti i pazienti che ne hanno bisogno» commenta Bruno Aratri, Presidente Associazione IPOP – Insieme per i Pazienti di Oncologia Polmonare.