Uno studio, pubblicato su Lancet, suggerisce che la terapia con il litio, utilizzata nel trattamento del disturbo bipolare dei pazienti con depressione può avere degli effetti collaterali che interferiscono l’attività della tiroide e delle paratiroidi.
Lo studio revisionale di cui ci dà notizia Lancet è stato condotto investigando i possibili effetti del litio. John R. Geddes, del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Oxford (Uk) e colleghi hanno analizzato 400 studi, per poi arrivare a concluder che le anomalie della ghiandola tiroide nei pazienti che utilizzano il litio si verificano in circa il 25% di questi, rispetto all’1-3% della popolazione generale.
Il litio è un minerale che appartiene ai metalli alcalini, i cui Sali sono utilizzati in alcune preparazioni, sotto forma di farmaci, per il trattamento della depressione. Ora, questi Sali sono stati trovati causare non solo una disfunzione ghiandolare ma anche un aumento di peso. Oltre a ciò, dallo studio emerge che avrebbero effetti nel ridurre leggermente la capacità dei reni di concentrare l’urina. Per contro, vi sono poche prove che collegano terapia con il litio gravidanza alle anomalie congenite. Allo stesso modo, sono scarse le prove che legano al litio a problemi di pelle o di perdita dei capelli.
Sebbene siano stati evidenziati questi effetti indesiderati della terapia con il litio, i ricercatori ritengono che rimanga tuttavia indubbia l’utilità di questo elemento nel trattamento del disturbo bipolare.
«Le prove hanno confermato gli importanti benefici terapeutici del litio – rispetto ad alcuni dei farmaci alternativi che lo hanno sostituito – che potrebbe condurre a un più ampio uso del litio. Linee guida di pratica clinica da tempo raccomandano il litio come trattamento in prima linea per il trattamento a lungo termine per il disturbo bipolare, ma il suo utilizzo è diminuito, in parte per motivi di sicurezza. […] Questa revisione offre una sintesi completa della prova del danno che deve tenuto in conto nelle decisioni cliniche e attirare l’attenzione su questioni-chiave che hanno urgente bisogno di ulteriori chiarimenti».
Non evitare dunque del tutto l’utilizzo del litio, ma informare i pazienti che intendono fruire di questa terapia dei possibili rischi a essa legata, suggeriscono gli autori i quali, in più consigliano di sottoporre i pazienti a un test di calcemia e test di base del sangue in vista del rischio di iperparatiroidismo. Allo stesso modo, anche le pazienti in gravidanza devono essere informate che i rischi di malformazioni congenite non sono supportati da prove certe e che, sebbene siano necessari ulteriori studi per stabilire se esistano o meno, è importante valutare con il proprio medico se sia il caso di interrompere l’eventuale cura.
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