Non pagano il biglietto, ma sono degli assidui frequentatori dei mezzi di trasporto pubblico: sono i microrganismi come virus e batteri, che viaggiano di mano in mano passando dai tornelli alle biglietterie, dalle ringhiere alle panchine. Il caso più eclatante è quello della metropolitana della Grande Mela, che ospita “passeggeri” d’eccezione: si va dalla peste bubbonica fino all’antrace. Lo rivela uno studio shock condotto dal Weill Cornell Medical College di New York.
I ricercatori hanno battuto per 18 mesi le oltre 400 stazioni della metropolitana della città, raccogliendo campioni dalle superfici con cui le persone entrano più facilmente in contatto. Le analisi hanno poi rilevato le tracce di 15.152 forme di vita differenti, tra cui 562 specie di batteri, in massima parte innocui. Pure i microrganismi responsabili della peste bubbonica (ritrovati nelle trafficatissime stazioni di Manhattan, Queens e Brooklyn) sono risultati non vitali e incapaci di causare infezione.
Nonostante le rassicurazioni degli scienziati, la notizia è rimbalzata su tutti i giornali, preoccupando non poco l’opinione pubblica. Per evitare la psicosi, sono intervenuti persino gli esperti del Dipartimento per la salute della città, che hanno reagito mettendo in dubbio i risultati della ricerca: «non sappiamo che batteri abbiano trovato, ma certamente non è peste», ha detto un portavoce citato dal New York Times.
Dopo la pubblicazione dello studio, in molti hanno puntato il dito sulla cospicua popolazione di ratti che vive nella metro di New York, ma gli stessi ricercatori hanno avanzato dubbi sulle responsabilità dei roditori, poiché le tracce di peste sono state trovate in tre stazioni troppo distanti tra loro. La peste bubbonica, ricorda del resto il New York Times, è stata portata nella Grande Mela ancora nel 2002 da due visitatori in arrivo da un ranch nel New Mexico, dove il batterio è endemico tra alcuni animali selvaggi. Gli Stati Uniti, secondo i Centri per il controllo e prevenzione delle malattie, registrano una media di sette casi di peste bubbonica ogni anno.
Non bisogna dunque allarmarsi davanti ai risultati della ricerca, anzi: con questa iniziativa i microbiologi sperano di scoprire nuovi modi per monitorare i focolai di malattie, tra cui virus contagiosi come l’Ebola o il morbillo, o contrastare la crescente resistenza dei microbi agli antibiotici, che provoca circa 1,7 milioni di infezioni ogni anno.
EB
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