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Covid: una proteina predice la mortalità nei pazienti ricoverati

Uno studio italiano ha messo in evidenza la relazione tra il calo dei livelli di una proteina, ADAMTS13, e un maggior rischio di mortalità

Predire la mortalità nei pazienti con Covid-19, intraprendendo trattamenti più intensivi fin da subito, potrebbe non essere più un’utopia. L’Unità di Ricerca Emostasi e Trombosi dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, infatti, ha individuato una possibile modalità per capire se chi ha contratto il virus è esposto alle manifestazioni più gravi della malattia.

Covid: una proteina predice la mortalità nei pazienti ricoverati

Lo studio, pubblicato sulla rivista Thrombosis and Hemostasis, ha confermato che a una riduzione dei livelli della proteina ADAMTS13, misurata in laboratorio nei primi giorni di ricovero, si associa un rischio maggiore di mortalità durante l’ospedalizzazione. I ricercatori, coordinati da Elvira Grandone, hanno analizzato i valori di ADAMTS13 in 77 pazienti ricoverati nel nosocomio pugliese tra marzo e aprile e hanno studiato l’andamento clinico della patologia durante la degenza. Dai dati raccolti è emerso che più i livelli di questa proteina tendono ad abbassarsi nel sangue e maggiore è il rischio di mortalità dei malati.

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Che relazione c’è tra ADAMTS13 e mortalità per Covid

Ma come si spiega la relazione tra la riduzione dei valori di ADAMTS13 e l’aggravamento delle condizioni di salute di un paziente con Covid-19? Come spiega la dottoressa Grandone, un abbassamento dei livelli circolanti di questa proteina comporta la formazione di trombi nei piccoli vasi (tale fenomeno viene chiamato “microangiopatia trombotica”) e un calo, in misura variabile, del numero delle piastrine. Diversi studiosi ipotizzano che una microangiopatia polmonare giochi un ruolo centrale nel determinare un’alterata funzionalità respiratoria. Questi dati offrono dunque uno strumento in grado di identificare tempestivamente i pazienti potenzialmente più a rischio, che potrebbero beneficiare di terapie intensive già nelle prime fasi della malattia.

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