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Covid: perché alcuni scienziati chiedono lo stop al doppio tampone?

Un gruppo di scienziati chiede di eliminare la procedura che vuole che per uscire di casa una volta positivi si debba essere negativi a due tamponi. Ecco i loro motivi

Un gruppo di scienziati ha rivolto un appello al governo nazionale e a quello delle regioni, al Comitato Tecnico Scientifico che affianca le autorità italiane nel prendere decisioni in merito alla pandemia di coronavirus e al ministro della Salute, Roberto Speranza. Gli esperti chiedono uno stop al doppio tampone negativo. Secondo la prassi, prima che un paziente di Covid possa essere definito guarito occorre che due tamponi nasofaringei diano risultato negativo. Il team di scienziati è diretto dal virologo Guido Silvestri e dal chirurgo vascolare Paolo Spada. Gli esperti chiedono che anche l’Italia aderisca alle Linee Guida volute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In pratica si domanda che il periodo di quarantena si riduca a 10 giorni, più 3 giorni senza sintomi, nel caso ve ne fossero. Contestualmente si richiede di non procedere più al tampone di controllo.

Stop al doppio tampone negativo: diversi Paesi europei hanno già aderito alle nuove direttive dell’Oms

Il team di esperti sostiene che siano già diversi i Paesi europei che si sarebbero adeguati a queste nuove direttive dell’Oms. Inoltre lo stop al doppio tampone, potrebbero liberare decine di migliaia di tamponi che potrebbero essere utilizzati dalle Regioni per fare più diagnosi possibili.

Gruppo San Donato

Nel documento si legge che:

  • il periodo di contagiosità inizia circa 48 ore prima della comparsa di sintomi,
  • ha il suo picco nei primi giorni,
  • per poi calare rapidamente e sostanzialmente annullarsi entro 10 giorni.

La positività del tampone può invece restare tale per molte settimane, fino a oltre 4 mesi dalla malattia, identificando, di fatto, solo tracce di materiale genetico del virus, non attivo e incapace di trasmettere l’infezione.

Stop al doppio tampone negativo: le ragioni di questa richiesta sono tre

La vita delle persone coinvolte 

La prima motivazione addotta dagli esperti è che tenere in isolamento un paziente che non è più contagioso, non solo non ha alcuna utilità, ma condiziona negativamente anche la collettività.

L’economia del nostro Paese

Il team sostiene che trattenere in casa a volte anche per diverse settimane persone che non possono essere più contagiose è un danno all’economia del nostro Paese. Com’è ormai noto il tampone identifica la presenza dell’RNA del coronavirus, ma non è in grado di stabilire se il virus sia ancora vivo e quindi il paziente sia contagioso. Uno studio condotto a Singapore, che è tra i Paesi che meglio hanno affrontato l’emergenza, ha dimostrato che non si è più contagiosi dopo 11 giorni.

La salute pubblica 

Secondo il gruppo di scienziati il rischio di non sapere quando si potrà tornare alla vita pubblica, spingerebbe alcune persone a tacere i sintomi e a sottoporsi al tampone per identificare la presenza o meno del coronavirus.

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