Più di otto pazienti su dieci ricoverati in ospedale in seguito alle conseguenze di Covid mostrava una carenza di vitamina D. L’annuncio arriva dall’Università della Cantabria a Santander in Spagna ed è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism.
Questa è solo l’ennesima ricerca che ha dimostrato il ruolo cruciale di questa vitamina nell’alzare le difese immunitarie contro l’aggressione del coronavirus. Anche subito dopo il ricovero del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il suo medico aveva rivelato che l’ex tycoon aveva assunto questa vitamina ad alte dosi. Ora in Gran Bretagna è in corso un importante sperimentazione che sta coinvolgendo decine di migliaia di persone.
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Vitamina D: ecco i valori di riferimento
Secondo l’Agenzia del Farmaco italiano:
- i valori desiderabili di vitamina D sono compresi tra 20 e 40 ng/mL.
- Si parla di carenza per valori inferiori a 20 ng/mL. Solo sotto questi valori è giustificato l’inizio della supplementazione di vitamina D.
È importante non esagerare con la vitamina D, perché è liposolubile. Tende quindi ad accumularsi nel corpo umano. L’assunzione per lunghi periodi ad alte dosi, può provocare effetti gravi per la salute, come ad esempio ipercalcemia e la calcolosi renale, oltre ad aumentare il rischio di fratture nei mesi successivi alla eccessiva assunzione di questa vitamina.
Covid e vitamina D: cosa dice lo studio spagnolo
Naturalmente i dati si riferiscono solo ai pazienti ricoverati, perché sono gli unici su cui è possibile fare dei test. I ricercatori dell’università spagnola hanno esaminato i valori dei pazienti ammessi in un ospedale di Santander. Analizzando i dati hanno visto che oltre l’80% aveva bassi livelli di vitamina D. Le informazioni si riferiscono alla prima ondata di Covid, quella che ha colpito l’Europa nei mesi di marzo e aprile. La percentuale, già molto alta, sale ancora di più se ci si riferisce ai soli uomini, che tra l’altro continuano ad avere tassi di mortalità più alti rispetto alle donne.
Ma c’è di più. Il team di ricerca guidato dal professor José Hernández ha scoperto che più bassi erano i livelli di questa vitamina, più alti erano i livelli di infiammazione nel sangue dei pazienti. I ricercatori consigliano quindi di assumere in via preventiva questa vitamina.
Covid e vitamina D: già molti gli studi che sostengono la sua funzione sul sistema immunitario
Già nel mese di marzo uno studio internazionale che aveva visto la presenza di un gruppo di scienziati italiani aveva sottolineato come i pazienti anziani che perdevano la vita avevano un ipovitaminosi di vitamina D. L’Italia è uno dei Paesi con la più alta prevalenza di carenza di questa vitamina.
Un altro studio svolto sempre con la partecipazione di alcuni medici italiani concludeva le proprie raccomandazioni, sostenendo quanto sia importante assicurare idonei livelli di vitamina D a tutta la popolazione.
Uno studio americano sostiene che aiuti a non contagiarsi
Un’altra ricerca, questa volta condotta dall’Università di Chicago, ha confermato che la mancanza di vitamina D potrebbe addirittura raddoppiare il rischio di contrarre il coronavirus. I ricercatori in forza all’ateneo americano hanno analizzato i dati di quasi 500 persone a cui l’anno scorso erano stati valutati i livelli di vitamina D presenti nel sangue. Ebbene chi aveva un deficit di questa vitamina aveva un rischio molto più alto di contrarre la malattia.
Previene le infezioni polmonari
Del resto durante l’ultimo congresso nazionale della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica aveva fatto molto discutere uno studio sul ruolo della vitamina D nell’infanzia. I risultati della ricerca confermavano come fosse cruciale nel prevenire e nel curare alcune malattie respiratorie tipiche dell’infanzia.
Dove si trova la vitamina D
A differenza della maggior parte delle altre vitamine, non esistono alimenti che ne siano davvero ricchi. Si può trovare, anche se in piccole quantità, in alcuni pesci, nei latticini, nel fegati e in alcune verdure a foglia verde. Solo l’olio di fegato di merluzzo ne contiene dosi abbastanza elevate. La vitamina D è in grande parte accumulata dal nostro organismo attraverso l’esposizione ai raggi solari. Nei Paesi nordici, dove le ore di sole sono nettamente inferiori ai Paesi mediterranei, alcuni alimenti vengono fortificati di vitamina D.
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