La diffusione del coronavirus e quella di informazioni poco corrette su come ci si contagia e protegge, sono andate di pari passi fin dall’inizio dell’epidemia. Non parliamo solo di fake news, ma in generale di comunicazioni ingarbugliate e talvolta poco chiare da parte degli esperti.
Per capire quali fake news sono sopravvissute tra i cittadini e quali domande rivolgerebbero direttamente a un esperto, abbiamo fatto un giro per la città di Milano. Tamponi, test sierologici, vaccino e utilizzo della mascherine all’aperto sono i temi su cui gli intervistati vorrebbero maggiore chiarezza in questa fase dell’epidemia.
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Il cibo come veicolo di contagio
Gli alimenti sono veicolo di contagio? «No» dice qualcuno con fermezza, «Ni» rispondono altri preoccupati, non tanto dal cibo, ma da chi lo maneggia. È un timore fondato: dopotutto anche il ministero della Salute sottolinea che in genere le malattie respiratorie non si possono trasmettere con il cibo, ma che gli alimenti devono essere manipolati rispettando le pratiche igieniche ed evitando il contatto tra alimenti crudi e cotti. Quindi, al di là del coronavirus, bisogna preoccuparsi dei prodotti lasciati all’aperto in balia dei batteri, dei locali che servono il pesce crudo ma non hanno un abbattitore adatto, dei banchi del fresco che non garantiscono una temperatura di 4 gradi, dei cameriere e dei cuochi che non si lavano le mani, delle superfici sporche e delle norme igieniche non rispettate.
Bambini immuni
In realtà dovrebbe essere abbastanza chiaro che anche i piccoli possono contrarre il coronavirus. Ma per qualcuno il fatto che la maggior parte di loro sia asintomatica o con sintomi lievi, li rende automaticamente “immuni”. Una convinzione sbagliata, anche perché se i bambini contraggono il coronavirus, possono diventare un potente veicolo di contagio. Sotto i 6 anni non hanno neanche l’obbligo di mascherina.
L’arancia che fa miracoli
È un po’ la star delle bufale, quella della vitamina C che previene e cura dall’infezione di coronavirus. Soprattutto non è nuova, perché questa sostanza – che comunque fa molto bene al nostro organismo – torna ciclicamente ad essere spacciata come soluzione terapeutica. Ma prove ancora non ce ne sono, men che meno contro Covid-19.
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