Tracciamento dei contatti e diagnosi. Sono queste le due azioni che si devono mettere in pista per cercare di fermare la pandemia di coronavirus, oltre naturalmente al rispetto delle regole base come uso delle mascherine sempre, distanziamento sociale e lavaggio frequente delle mani. Sono diversi i test disponibili.
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Ma quali sono i test disponibili per fare la diagnosi di Covid?
I metodi più comuni sono essenzialmente quattro, anche se la tecnologia è in continua evoluzione e nuovi kit potrebbero presto arrivare. Va detto che il metodo ufficiale per la diagnosi resta il tampone orofaringeo.
Test disponibili: il tampone orofaringeo
Purtroppo abbiamo ormai imparato a conoscerlo. Si tratta del test più affidabile in circolazione e viene chiamato anche test molecolare perché cerca i geni del coronavirus. Un operatore sanitario preleva del materiale organico dalla cavità del naso e della bocca servendosi di uno strumento molto simile a un cotton fioc. Una volta raccolto questo materiale si manda in un centro che sia in grado di analizzarlo, attraverso un reagente chimico che amplifica i geni del virus. Il grande limite è che questi tamponi possono essere analizzati solo da laboratori specializzati che sono presenti in poche regioni italiane. Questo dipende dal fatto che per la loro lettura c’è bisogno di macchinari molto costosi. L’analisi richiede dalla due alle sei ore, ma il problema dei pochi laboratori fa sì che a volte si debbano aspettare anche giorni.
Test disponibili: il tampone antigenico
È il cosiddetto tampone veloce. Il prelievo è del tutto simile a quello che avviene con il tampone orofaringeo. La differenza sta nei tempi di risposta, che sono estremamente brevi. Si parla addirittura di appena 15 minuti. Lo scotto da pagare è che offre una minore attendibilità. Il tampone rapido non identifica i geni del coronavirus, ma le sue proteine, che sono chiamate anche antigeni. Ecco perché è denominato tampone antigenico. Questo tipo di tampone è stato recentemente utilizzato negli aeroporti per verificare la positività dei passeggeri che arrivano da alcuni Paesi. In caso di positività si è sottoposti al tampone orofaringeo classico.
Test salivare
Al centro della discussione sono arrivati anche i test salivari. Come dice il nome si tratta di esami che utilizzano la saliva come campione da analizzare. Ce ne sono di due tipi, come avviene anche per i tamponi. Possono essere molecolari se identificano i geni del coronavirus o antigenico se cercano le proteine del virus. Sono molto utili soprattutto sui grandi numeri, come ad esempio nel controllo delle scuole e delle aziende. Anche in questo caso se c’è un risultato positivo, bisogna sottoporsi al tampone orofaringeo per avere una conferma.
Test sierologici
Non è considerato uno strumento diagnostico, ma solo statistico. In pratica ci dice se siamo entrati in contatto con il coronavirus, ma non se abbiamo in corso l’infezione. Generalmente un operatore sanitario fa un prelievo di sangue, e lo manda nei laboratori specializzati, che in questo caso a differenza di quanto accade per il tampone tradizionale, sono molto numerosi. Ci sono anche quelli rapidi, chiamati volgarmente pungidito.
Il tamponcino
C’è poi in corso una sperimentazione in un ospedale di Treviso di un tampone antigenico rapido, che ha già ricevuto il via libera dalla Food and Drug Administration, l’agenzia del farmaco americana. Si utilizza direttamente un cotton fioc più piccolo di quelle usato per il tampone tradizionale e può essere gestito direttamente dal paziente. Chi lo ha sperimentato l’ha paragonato all’atto di mettersi le dita nel naso, quindi decisamente meno invasivo rispetto al tampone orofaringeo. Tra i vantaggi la rapidità di risposta che si ottiene in dieci minuti e il costo esiguo del macchinario che lo analizza.