La mia bimba aveva tre mesi quando ha “conosciuto” la spiaggia, certo, iniziando a piccole dosi e a settembre, quando già l’estate volgeva al termine all’isola d’Elba. Ma poi ci è ritornata (e qui è stata la sfida più grande per quanto mi riguarda) quando aveva compiuto un anno da pochi giorni e lo ha fatto sul Mar Rosso: due settimane a cavallo tra giugno e luglio. Ebbene, nonostante le mie iniziali preoccupazioni è andato tutto benissimo: lei si è adattata meglio e prima di noi adulti e con qualche piccola accortezza di buon senso tutto è filato via liscio. L’obiettivo di questo post è proprio quello di rassicurare mamme ansiose come lo sono stata io: le vacanze sono esperienze bellissime (e in genere non così frequenti) per una famiglia, non roviniamocele con le nostre mani (o meglio, con la nostra testa).
Tornando all’Egitto (Marsa Alam), lì il sole non scherza affatto ma grazie a creme solari (applicate di frequente) bandana/cappellino e magliettina nelle ore più calde la piccola non si è mai scottata, neanche irritata. C’è anche un bel venticello (eufemismo) ed efficaci paravento forniti assieme a ombrelloni e lettini: insomma la mia bimba riusciva a farsi anche gran sonnellini in spiaggia, in genere dopo il bagnetto.
Massimo a mezzogiorno si risaliva in camera (e non si riscendeva prima delle tre e mezza, quattro) per poi andare a mangiare. Noi ci eravamo portati una scorta di pappe già pronte (una valigia conteneva solo vasetti di cibo e latte) che preparavamo in camera con l’utilissimo scalda biberon: del resto lei non mangiava ancora come noi, stavamo ancora gradualmente aggiungendo i vari cibi per verificare eventuali allergie e i dentini erano ancora molto pochi. Per l’acqua usavamo quella in bottiglia, stando semplicemente attenti (ma neanche poi così tanto) a non farle bere quella del bagno durante la doccia.
Abbiamo fatto anche una breve escursione di mezza giornata in un posto paradisiaco dove era possibile fare snorkeling. Viaggio di un’oretta in pullman, poi sosta sulla spiaggia con ombrelloni e bevande fresche e noi adulti (eravamo partiti con una folta compagnia) che ci alternavamo per uscire in mare.
In valigia abbiamo messo anche qualche medicinale per far fronte agli imprevisti. Prima di partire ovviamente ne abbiamo parlato con la pediatra che ci ha dato qualche dritta, anche se in realtà abbiamo un papà farmacista e in pratica ha pensato a tutto lui. Oltre a termometro, garze e disinfettanti, abbiamo portato paracetamolo (in caso di febbre), pomata antistaminica per eventuali punture di insetti, fermenti lattici e integratori, un antibiotico (da usare comunque su indicazione di un medico) e anche delle goccine per il mal di orecchio. Oltre a tutto ciò che serve normalmente ai più piccoli come la crema all’ossido di zinco, pannolini e salviettine umidificate. Immancabile, all’epoca, la cremina per i dentini che spuntano.
Beh alla fine, per fortuna, la valigetta del pronto soccorso è rimasta sempre chiusa. I piccoli, lo ripeto, si adattano molto bene, l’importante è che avvertano la tranquillità dei genitori. E in questo devo dire grazie soprattutto al papà, figura fondamentale per contenere l’ansia di mamma. Dopo avermi sopportato per i primi due giorni ad altissimo livello di stress mi ha aiutato tantissimo a rilassarmi trasmettendomi la sua serenità. E la prima a beneficiare di tutto ciò è stata la nostra bimba.