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Nino Frassica: alla terza colica ho dovuto dire addio alla cistifellea

«Mentre sto girando una scena di Don Matteo arriva una fitta alla pancia. Io comincio a sbiancare ma tutti pensano a uno scherzo. Poi la diagnosi: ho i calcoli. Così mi opero, nella mia Messina»

«Ho paura di aghi e bisturi, così quando ho avuto la prima colica biliaree sono stato ricoverato, sono fuggito poco prima di entrare in sala operatoria», racconta Nino Frassica. «Alla fine però il medico mi ha convinto a sottopormi alla colecistectomia. E ora mi sento come nuovo».
Ecco la confessione dell’attore a OK.

«Va bene, lo ammetto. Ho paura di aghi e bisturi. E su quei lettini bianchi, sdraiato come fossi incatenato, proprio non riesco a stare. Ho fatto di tutto per evitare di arrivarci, fino a quando la mia cistifellea non mi ha più dato tregua.
È il 2006, sto girando le puntate della quinta serie di Don Matteo. Sul set, come sempre, ne combino di tutti i colori. I colleghi lo sanno che sono un terremoto, non ne possono più delle mie bravate. Questa volta, però, come succede nella favola di Esopo, dopo aver gridato “al lupo al lupo” tante volte…
La sera esco a cena con amici e non mi trattengo, bei piattoni pesanti e giù col vinello. Il giorno dopo l’appuntamento per le riprese è all’ospedale Tor Vergata, a Roma. Il mio personaggio, il maresciallo, si trova in corsia. Ho appena messo piede in scena, quando arriva una fitta all’addome. Stringo i denti, ma comincio a sbiancare. Dolori fortissimi, lì, nella pancia, non riesco a parlare.

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Credono che ne stia combinando una delle mie
Tutti pensano che Nino Frassica ne stia combinando una delle sue. In mezzo a cineprese, luci di scena, fili e copioni svolazzanti, mi gira la testa. Ho questo ricordo di una marea di finti medici, attori in camice, che mi circondano e danno diagnosi inventate sul momento: “Ha l’infarto”; “no, secondo me è l’ Aids”; “vedrai, un attacco di meningite”. Poi qualcuno si accorge che non sto scherzando. Mi ritrovo su un lettino, ancora addosso i costumi di scena. Intorno a me, ombre vestite di bianco, medici veri questa volta. Mi dicono che sono appena uscito da una colica biliare, provocata da calcoli alla cistifellea.

La soluzione? Per loro, elementare. Colecistectomia. Che, mi spiegano mentre già penso a quel brutto suffisso della parola che mi fa venire in mente una sala operatoria, è l’asportazione della colecisti. È necessaria perché oramai la mia cistifellea è fuori uso. Anzi, rischierei un’altra colica se i calcoli che ho scoperto di avere decidessero di migrare nuovamente nelle mie vie biliari, creando quell’ostruzione che mi ha fatto piegare in due. Ok, penso: hanno ragione. Fisso l’intervento. Ma il riposo dopo la brutta avventura mi fa più che bene e quando, pochi giorni dopo, mi tocca andare sotto i ferri, non ci sto. Voglio continuare le riprese di Don Matteo. E così scappo. Giuro: mi sono dato alla fuga. E l’ ho rifatto altre due volte nei mesi successivi quando, dopo l’ennesima colica, mi sembrava di stare bene.

Meglio giocare in casa, intervento a Messina
La mia famiglia, però, non ne può più di tutti questi spaventi. Mi scongiurano di farmi curare. Scelgo Messina, meglio giocare in casa. E finalmente vado da un chirurgo, Salvatore Straci. Il professore mi fa un disegno: riproduce il mio sistema digerente, segna in che condizioni si ridurrebbe se continuassi a evitare l’operazione, descrive l’intervento in laparoscopia per asportare la cistifellea. Un sollievo: solo qualche taglietto, niente cicatrici. Sbarco in sala operatoria, assistito anche dal mio amico e tecnico radiologo Giuseppe Salvaggio.
Dopo mi sento come nuovo. Ma non devo strafare a tavola per i primi sei mesi. Ho uno sprone in più a continuare con la dieta. Giuseppe Tornatore qualche tempo fa mi chiama e mi dice: “Nino, se perdi dieci chili, ti prendo per il mio nuovo film”. Titolo: Baaria, lo stiamo finendo di girare fra la Sicilia e la Tunisia. Finora, non ditelo a Tornatore, di chili ne ho persi solo sei…».
Nino Frassica (testo raccolto per OK di marzo 2008 da Francesca Gambarini)

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