Va bene che sono alto, ma la volta che non riuscivo a uscire da una macchina non c’entravano niente i miei 189 centimetri. Era colpa del mal di schiena che mi porto dietro da qualche tempo. Per l’esattezza di una protrusione discale tra L5 e S1 e un’ernia tra L4 e L5.
I fastidi sono apparsi circa tre anni fa: non credo siano legati a un episodio in particolare, anche se il primo dolore sospetto risale a una mattina in cui mi stavo vestendo per andare sul set: giravamo il film tv Eroi per caso in Umbria e in quei giorni c’erano parecchie scene di azione in montagna, vestiti con l’uniforme italiana della Grande Guerra.
Da allora la colonna vertebrale ha iniziato a darmi qualche noia con frequenze e insistenza maggiori. Ho lunghi periodi in cui vivo, lavoro e faccio sport normalmente, ma ogni tanto il dolore si acutizza e allora faccio fatica persino a camminare. In quei casi, se ho necessità di riprendermi velocemente, devo per forza ricorrere ad antinfiammatori e antidolorifici. Proprio come ho dovuto fare quella mattina in cui non riuscivo nemmeno a uscire dalla macchina.
Parliamo di un paio di anni fa. Sono a Torino e sto girando Fuoriclasse, la serie tv con Luciana Littizzetto dedicata al mondo della scuola. Una sera mi esplode la lombalgia. Mi metto a letto, sperando di placare il dolore che in piedi o seduto non mi dà tregua, ma per la prima volta in vita mia continuo a soffrire anche da sdraiato, al punto che dal male che sento quella notte non riesco a dormire, nonostante cerchi di sperimentare tutte le posizioni immaginabili.
La mattina mi alzo piuttosto malmesso, con la zona lombare che ovviamente non accenna a darmi tregua. Quando cercavo di scendere dalla macchina era appunto perché avevo chiesto a chi mi stava accompagnando di fermarsi un attimo in farmacia, ma vista la mia difficoltà ho dovuto chiedergli l’ulteriore cortesia di scendere al posto mio.
Dopo un’oretta dall’assunzione dell’analgesico ero in condizioni migliori e ho potuto svolgere quasi normalmente il mio lavoro.
Per fortuna episodi così acuti sono rari. Anche l’ortopedico, quando mi ha diagnosticato l’ernia con una risonanza magnetica, ha detto che in questa fase conviene lasciarla lì. Così ho imparato a conviverci. La mia salvezza è l’osteopata che periodicamente mi riallinea la colonna in modo da evitarmi fastidi per un po’ di tempo, perché pare che il problema dipenda da un blocco di una vertebra che talvolta non torna in posizione dopo una torsione o un sovraccarico.
Ne ho una a Roma, uno ad Ascoli, bravissimi entrambi nonché grandi amici da tempo. Da parte mia cerco di svolgere regolarmente attività fisica, gioco a tennis, calcetto e calcio ogni volta che posso ma capita anche di non riuscirci per intere settimane causa impegni lavorativi o di famiglia.
So che la cosa migliore sarebbe fare esercizi posturali in palestra ma sono un po’ pigro, se non c’è una palla da colpire non mi diverto… Cerco di essere in forma anche per non sfigurare nella Nazionale italiana cantanti, squadra prestigiosa dove ormai milito da sei anni, impegnata in progetti benefici. Il 23 maggio scorso, per esempio, abbiamo giocato a Palermo con la Nazionale magistrati per ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a vent’anni dagli attentati di mafia, e per raccogliere fondi destinati tra le altre cose alla Fondazione Parco della Mistica, a Roma, in un contesto nel quale ragazzi in difficoltà possono essere reintegrati nella società grazie alla funzione svolta dalla Casa Famiglia, alla possibilità di imparare un mestiere, di fare sport e attività collettive e ricreative.
MI FACCIO DELLE LUNGHE CAMMINATE
Spesso si parla male del calcio, a volte a ragione per via delle tante degenerazioni ed esagerazioni cui assistiamo soprattutto a livello professionistico, ma come tutti gli sport – ed essendo quello più seguito in Italia, più degli altri, evidentemente – ha un fortissimo valore aggregante per chi lo pratica o lo segue in modo sano, senza fanatismi o eccessi.
A me per esempio non piace affatto il calcio parlato, le polemiche inutili, i sapientoni da salotto e quelli che urlano ai calciatori come dovrebbero giocare. Da seduti sembra tutto molto facile, e invece… Però lo seguo, oltre a praticarlo come dicevo, divido il mio tifo tra Ascoli e Juve in modo compatibile poiché militanti in serie diverse e comunque con obiettivi diversi e quando riesco vado anche allo stadio.
Con la squadra della mia regione ho avuto spesso l’onore di potermici allenare senza sfigurare, e questa rappresenta per me una gran soddisfazione, visto l’incalzare del tempo e gli acciacchi di cui sopra… Tornando ai miei dolori lombari, aggiungo che amo camminare ogni volta che posso.
A Roma, per esempio, se non ho particolare fretta di rientrare a casa o arrivare a un appuntamento, invece di chiamare il taxi mi faccio a piedi il tragitto in questione. Così, mentre mi godo la bellezza della città, faccio anche attività fisica. Per la gioia della mia schiena.
Neri Marcorè (confessione raccolta da Federica Maccotta per OK Salute e benessere di settembre 2012).
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