Ho accettato di tornare a lavorare solo come attore, ovvero davanti alla cinepresa e non dietro, per The Beaver perché a dirigerlo era la mia amica Jodie Foster, una che mi è stata sempre vicina nei momenti più critici e cupi, quando tutta Hollywood mi aveva messo alla berlina. Ma a convincermi a fare il film ed espormi al giudizio del pubblico dopo la mia rovinosa caduta dall’altare, meritatissima, era stato anche il fatto che la compagnia di produzione, la Summit Entertainment, aveva promesso di utilizzare The Beaver per aiutare le organizzazioni che si occupano di disturbi mentali e sensibilizzare l’opinione pubblica al riguardo.
Soffro di disturbo bipolare e devo costantemente tenermi sotto controllo medico. Mi vengono scatti di rabbia improvvisi e momenti di orrenda depressione, che sconfinano nella disperazione.
Stento a controllare i miei impulsi, in quei momenti. Ma sto lavorando su me stesso, grazie agli aiuti di bravi terapeuti e anche grazie al sostegno degli psicofarmaci. So che ci sono milioni di persone coi miei stessi problemi, ma spesso non ricevono diagnosi accurate o non ricevono le cure adeguate.
Credo di avere coscienza dei miei problemi, e questo è già un passo per superarli. La coscienza del sé è fondamentale, certo, anche se a volte non è sufficiente: occorre anche un aiuto esterno, fosse solo dagli amici, o dalla famiglia.
CON LE MIE INTEMPERANZE HO FATTO SOFFRIRE CHI AMO
Per me lavorare nel cinema, sia come attore che come regista, è l’antidoto migliore alla nevrosi. Quando sono sul set riesco sempre a tenermi sotto controllo, perché la passione che sento per quello che faccio mi riempie tantissimo.
È quando non lavoro che mi ficco nei pasticci, e divento preda del mio disturbo. Per fortuna sempre meno.
Ho fatto molti progressi negli ultimi quattro, cinque anni. Di recente ho lavorato con Robert Rodriguez nel suo Machete Kills e devo dire che mi sono davvero divertito. In seguito al mio increscioso arresto per guida in stato di ubriachezza quella notte a Malibu, nel 2006, sono penetrato nella fase più tenebrosa della mia vita. Ma mi sono fatto forza e sono tornato a lavorare. Non c’è solo l’ambizione, c’è pure un senso di responsabilità che non mi ha mai abbandonato.
Molte persone dipendono da me e dal mio lavoro, famiglia e impiegati. Da questa responsabilità non mi sono mai sottratto. Celebrità come Oprah Winfrey e Jodie Foster mi hanno difeso e sostenuto, a dispetto di tutto, e per questo voglio loro un bene infinito. In queste situazioni scopri chi ti è veramente amico, e io ho scoperto di avere molti amici. Con le mie intemperanze ho fatto soffrire anche chi amo di più, i miei cari, ma proprio il fatto di avere potuto parlarne a fondo con i miei figli è stata fonte di immenso sollievo.
Se oggi riesco di nuovo a guardarmi allo specchio lo devo soprattutto a loro, che hanno saputo perdonare questo padre nevrotico e sbalestrato. Mia figlia maggiore, nel frattempo, è diventata madre, ovvero io sono diventato nonno. E questa nuova, tenerissima dimensione, mi normalizza molto.
Mel Gibson (confessione raccolta da Silvia Bizio)