Il desiderio di un figlio spesso è più forte di tutto il resto: anche dello stress di fare l’amore a comando nei periodi fertili. Proprio come succede a Marco Baldini, conduttore radiofonico.
«L’orologio biologico non è solo una problema da donne. Nella mia vita il suo ticchettio è diventato più insistente da quando mi sono sposato. Io e mia moglie, Stefania Lillo, 36 anni lei e 51 io, abbiamo firmato il nostro armistizio matrimoniale l’8 settembre del 2007.
Non abbiamo mai nascosto a noi stessi, come agli amici, di desiderare un figlio. Io sono proprio bravo con i bambini, mi vedo bene nei panni di padre. E noto che Stefania ha come il bisogno fisico di diventare madre.
In questi anni, mese dopo mese, abbiamo sperato che il sogno diventasse realtà. Senza successo, ahimè. Una volta, sembrava quasi che… Ci stavamo credendo… Invece si è rivelato un falso allarme, solo un grande ritardo del ciclo. È stato un colpo, mi sono fatto in quattro per sostenere Stefania che c’è rimasta molto male.
Di recente abbiamo deciso di sottoporci, entrambi, a degli esami, per capire perché la cicogna continui a farci “Marameo!”. I dottori ci hanno rivoltati come un calzino: abbiamo fatto tutti gli esami del sangue, io anche uno spermiogramma, cioè l’esame del liquido seminale, lei tutte le analisi su utero e ovaie.
Il verdetto non è stato così negativo: il nostro non è un problema per il quale si deve ricorrere alla fecondazione in vitro. Io devo prima curare con gli antibiotici una piccola infezione alle vie seminali. L’intoppo un po’ più complicato riguarda Stefania: ha un’ovulazione irregolare, da quel che ho capito non sgancia i suoi ovociti nemmeno tutti i mesi.
Termometri e stick ovulatori dicono:
è il momento buono!
Da ora in poi, insomma, dobbiamo cominciare a barcamenarci tra tutti quegli attrezzi, termometro e stick ovulatori, che ci dicono: “Ragazzi, è il momento buono per fare l’amore”.
Vabbè che io sono un po’ selvaggio e che alla mia veneranda età non ho mai dovuto prendere pillole blu né di altro colore, però non so come potrà essere farlo a comando. Mi sento come il pifferaio magico: al suono dello zufolo… A-a-ttenti!
Stefania a volte, specie adesso che siamo in onda insieme ogni mattina su Radio Kiss Kiss, mi prende in giro e dice che se continuo a fare lo stupido così al microfono è il caso che non arrivi codesto benedetto figliolo. Io vado al contrattacco: “E se il momento buono capitasse durante il programma? Pensa te, ci tocca farlo in studio”.
No, no, per un attimo voglio essere serio. Con Stefania ci siamo anche detti che, se non arriverà un figlio nostro, sarà bello ugualmente dare una famiglia a un piccolo che ne ha bisogno, che ha perso i genitori o è nato in una zona povera del mondo. Per me, padre o madre non è chi mette al mondo, ma piuttosto chi cresce un figlio.
Certo, la legge italiana mette paletti su tutto, fissa anche la differenza di età tra genitori e figlio adottivo. Chissà, a me lo darebbero maggiorenne… Fate tutti i test psicologici che volete per verificare che non siamo degli schizzati. Ma poi affidatemelo il bambino!
Ecco, questa burocrazia mi scoraggia più dei problemi medici. Io penso che la cosa importante sia il fine ultimo: fare stare bene un bambino. Che tu abbia oltre 50 anni e sia ricorso alla procreazione assistita, che tu sia sposato o meno, che tu dia la vita a un figlio o che lo adotti. Il resto non conta. Io spero che la nostra odissea vada in porto. Anche perché con mia moglie abbiamo già deciso i nomi: un maschio lo chiameremo Niccolò, una femmina Sofia».
Marco Baldini (testo raccolto da Barbara Rossi per OK La salute prima di tutto di gennaio 2011)