«La mia bisnonna era minuscola, piccolissima, con un marito gigantesco», racconta Luciana Littizzetto a OK. «Chissà perché certe coppie hanno la tendenza all’articolo “il”. Forse, per una sorta di compensazione. Fatto sta che hanno sfornato tutti i discendenti a loro misura: da una parte gli altissimi, dall’altra i tappi. Io, ovviamente, appartengo alla seconda categoria, quella dei Bignamini, degli champignons, dei nanetti.
Me ne sono accorta quando ho cominciato la scuola, perché prima i bambini sono tutti abbastanza piccoli, senza troppe differenze di statura. Ma, a sei anni, c’è chi è già cresciuto, e allora va agli ultimi banchi, per non ostruire la vista degli altri, mentre io regolarmente rimanevo in prima fila.
È stata quella la presa di coscienza delle mie dimensioni. Terribile. Anche perché i ragazzini sono spietati: con la loro arroganza maschile, mi chiamavano la puffa, l’ultracorta, la Pollicina… Le bambine invece erano più gentili: mi vedevano come una bambolina da cullare sulle ginocchia, a cui fare le trecce.
Ero piccola e piuttosto gracile e stavo spesso a letto. Qualcuno dice che la febbre allunga, ma si vede che per me faceva un’eccezione…
Che stress essere la prima della fila
Ricordo con angoscia le ore di ginnastica alle medie: avevamo come insegnante una suora particolarmente giovane che ci faceva fare cose di tipo militaresco, soprattutto delle marce, e io sempre la prima della fila, con una responsabilità mostruosa, perché tutti venivano dietro a me e non potevo sbagliare. Alla fine della lezione ero stravolta: non dalla difficoltà degli esercizi, ma dalla concentrazione. Uno stress!
Poi sono diventata grande, si fa per dire, perché aumentavano gli anni ma poco l’altezza, e ho capovolto il punto di vista scoprendo i vantaggi di essere piccola. Per esempio, fino a 18 anni pagavo metà biglietto al cinema, ai musei, sui treni. Poi mi sono cresciuti i baffi e ho dovuto adeguarmi.
In ogni caso, a essere bassi ci sono dei vantaggi oggettivi, come sugli aerei quando, in situazioni di emergenza, non dobbiamo stare con le gambe piegate.
Pensandoci bene, anche i grandi personaggi della Storia avevano in comune questo difetto di fabbricazione lillipuziana: Attila, Napoleone, Don Lurio…
Mi allungherei i piedi
A proposito di uomini, il mio fidanzato è una specie di boscaiolo gigante, grande, grosso e ingombrante. A teatro fa fatica a stare seduto perché gli vanno le ginocchia sotto il mento e quando guida la macchina deve spostare tutto il sedile indietro, così rispetto a me pare che stia in seconda fila.
Certo, le stangone saranno pure intriganti, ma nelle relazioni affettive vinciamo noi piccole, perché facciamo sentire tutti gli uomini come obelischi: forti, importanti, protettivi. E in ogni caso c’è sempre la salvezza del tacco.
Ma per me le scarpe sono una scocciatura perché devo farmele fare su misura. Sì, ho il piedino di fata, numero 33, e trovo solo modelli con le stelle alpine e i cuoricini, o pesco dal guardaroba di Barbie. In alternativa vado alla ricerca dei negozi per disperati, quelli che hanno scarpe per piedi a piroscafo, a banana, a papera.
Ecco, se dovessi rifarmi qualcosa, non mi tirerei le ossa per essere all’altezza (di chi? di che cosa?), mi allungherei un po’ i piedi. Per il resto, mi sono abituata ai miei 158 centimetri. Solo che quando dici “chi fa da sé, fa per tre”, io debbo farlo per quattro o per cinque. E sempre facendomi un culo così!».
Luciana Littizzetto (testo raccolto da Lucia Castagna per OK La salute prima di tutto di giugno 2005)