Post di Cristina Morganti-Kossmann, professore associato
di neuroscienza alla Monash University di Victoria (Australia)
Ho recentemente letto un articolo sulla rivista scientifica Drug and Acohol Dependence scritto da un gruppo di psichiatri americani della John Hopkins University School of Medicine che credo sia di interesse per la comunità del nostro blog. Titolo: Caffeinated energy drinks – A growing problem; Gli autori Reissig, Strain e Griffiths (Vol 99, pgg 1-10, 2009).
La diffusione di energy drink nel mondo solleva non poche preoccupazioni non solo per i loro effetti sulla salute soprattutto negli adolescenti e giovani adulti maschi, ma anche per la mancanza di una precisa regolamentazione legislativa che informi i consumatori dei rischi a cui si va incontro se le bevande sono usate in eccesso o in combinazione con medicinali, droghe o alcol.
Il primo e più famoso tra questi, il Red Bull, venne introdotto in Austria nel 1987 e si è diffuso velocemente in altri paesi europei e negli Stati Uniti dieci anni più tardi. Ogni anno ne vengono vendute oltre 3 miliardi di lattine al mondo. L’ingrediente energetico di questo genere di “soft drink” è la caffeina, la stessa sostanza contenuta nel caffé e nel tè, ma presente in varie concentrazioni che variano dai 50 ai 505 mg. Se si confronta al contenuto di caffeina di una tazza di caffé, che può contenere dai 77 ai 150 mg, appare immediatamente intuitivo quali potenziali conseguenze questi prodotti possano avere sulla salute con oltre 5 volte il contenuto di un caffé e se ingeriti abbondantemente.
L’allarme sulla diffusione e la mancata regolamentazione di certi prodotti aggiunge preoccupazione. Questi energy drink sono particolarmente popolari tra i giovani per aumentare le loro prestazioni fische e sportive. Vengono pubblicizzati in forma deviante come donatori di performance durevole, per la perdita di peso, e per sostenere le attività di divertimento nelle discoteche o nel sesso.
Alcuni studi hanno confermato che una grande percentuale di giovani li utlizza fino a berne diverse quantità nello spazio di poche ore con effetti strettamente legati all’ individuo. La sensibilità alla caffeina dipende da diversi fattori, da quelli genetici a quelli circonstanziali dovuti per esempio alla concomitante associazione con altre sostanze quali alcol o droghe. Tra questi energy drink ce n’è uno in particolare al quale è stato dato l’appellativo di “Cocaine” ed è stato pubblicizzato come The legal alternative, o l’alternativa (droga) legale che in un certo senso glorifica l’uso di sostanze stupefacenti.
Il consumo di bevande alla caffeina può creare dipendenza, intossicazione e se interrotto bruscamente può dare effetti simili all’astinenza. Tra i sintomi più diffusi dell’intossicazione ci sono mal di testa, nausea/vomito, tachicardia, ipertensione, agitazione, tremore, dolori al petto, fino ad effetti estremi quali l’epilessia e il decesso come riscontrato in atleti che ne hanno abusato prima di sostenere prestazioni sportive (anche se la causalità non è stata ancora accertata). Al contrario, la sospensione improvvisa dell’ introduzione di caffeina può provocare mal di testa, stanchezza, sonnolenza, difficoltà di concentrazione e disturbo delle capacità cognitive, depressione e sbalzi di umore.
L’associazione del consumo di energy drink con quello di bevande alcoliche sta aumentando di popolarità nei giovanissimi. La presenza di caffeina dà l’ingannevole sensazione di una diminuzione degli effetti dell’alcol. Uno studio americano su un campione di studenti universitari ha riportato che il 24% aveva bevuto energy drink nel mese passato e il 49% ne aveva consumato più di tre unità insieme all’alcol. In un altro studio, con l’uso di vodka insieme agli energy drink si è dimostrata la diminuizione della percezione di un ridotto controllo motorio rispetto al consumo di vodka senza la bevanda alla caffeina. Però misure come i tempi di reazione, o la concentrazione di alcol nel respiro sono rimaste invariate. In effetti la combinazione di queste bevande, spesso venduta in miscele già preconfezionate, sembra sia legata all’aumento del rischio di incidenti e infortuni.
Diversi paesi hanno adottato diverse misure per regolarizzare l’uso e la pubblicità degli energy drink. L’Unione Europea richiede che sul prodotto venga scritto “alto contenuto di caffeina”. In Canada si aggiunge che la bevanda non dovrebbe essere mescolata all’alcol e che venga consumata senza eccedere le 8.3 oz. La Norvegia limita la vendita di Red Bull nelle farmacie, mentre la Danimarca ha del tutto vietato la presenza del prodotto sul mercato. Negli Stati Uniti, la Federal Drug Administration, l’istituzione governativa che approva la diffusione di farmaci, paradossalmente non richiede l’uso di avvertimenti particolari sul prodotto o la consigliata dose di consumo come al contrario viene dichiarata sui medicinali contenenti dosi basse di caffeina (100 mg anziche’ fino a 500 negli energy drink) in cui viene espressamente menzionata la dose raccomandata, il consiglio per uso occasionale, e non sotto i 12 anni di età.
Spero che questo breve riassunto dell’articolo americano sia di aiuto a chi volesse avere informazioni piu’ precise sugli effetti degli Energy drink sulla salute dei propri figli. E che possa divenire uno stimolo per migliorarne la regolamentazione anche in Italia.
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