Roberto Formigoni, governatore della Regione Lombardia, racconta come ha perso 17 chili in quattro mesi su OK di novembre. Inoltre, il parere del nutrizionista sulla sua dieta fai-da-te.
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E DOPO LA DIETA
«105. Una quota che mi ha scioccato. Su questa impietosa cifra si è fermato l’ago della bilancia di casa mia il 7 settembre del 2009. Un giorno che ricordo bene perché allora mi sono detto: “Basta, mi metto a dieta!”.
Anche per la mia altezza, un metro e 88, 105 chili erano davvero troppi. Ed erano troppi per il mio ginocchio destro, il mio ginocchio d’Achille come lo chiamo io.
Perché, vedete, io ho una passione: la corsa. Sono anni che mi concedo un’ora di jogging due volte alla settimana, per non mancare ogni anno all’appuntamento con la corsa cittadina, la Stramilano. Niente male a 63 primavere, no?
Ma negli ultimi tempi, dopo ogni percorso, ecco lì, puntuale, quel dolorino al ginocchio. “È usura del menisco, si deve operare”, mi aveva detto uno specialista. Ho temporeggiato. “No, provi con la fisioterapia”, aveva sentenziato un altro. Provata. E un terzo: “Ci vuole la manipolazione”. Tentata anche quella.
Ma il dolore rimaneva sempre lì e, a fargli compagnia, anche una lombosciatalgia dovuta al leggero schiacciamento di due vertebre. “Forse, Presidente, è il caso che smetta di correre”, il consiglio unanime degli ortopedici.
Ma quel 7 settembre, sconsolato dal verdetto della bilancia, ho deciso di prendere i dottori in contropiede. Mi sentivo certo del fatto che mi sarebbe bastata una drastica perdita di peso per riprendere a fare footing senza problemi. Quattro mesi dopo, con 17 chili in meno, ho avuto ragione.
Mi sono inventato una dieta
Mi chiederete come abbia fatto, a quale dietologo mi sia rivolto. Qualcuno potrà storcere il naso ma rivendico il fai-da-me di quello che è diventato il mio nuovo regime alimentare. Per 120 giorni ho rinunciato completamente a dolci, pane, pasta, formaggio, alcolici. Siccome sono una buona forchetta e un amante del vino, non è stato facile.
La rivoluzione è partita dalla colazione. Basta caffè e brioche. Benvenuti ai tre pilastri di un pasto abbondante e appagante. Frutta: tanta, di tre o quattro qualità diverse, anche di colori diversi. Latte che non bevevo da anni e che ho riscoperto. Cereali, anche di vari tipi. Una colazione che mi permettesse di affrontare in modo baldanzoso la mia giornata.
A pranzo, invece, un pasto molto leggero: solo verdure, tre varietà cotte e una cruda. Stop ai piatti succulenti dei ristoranti come ai panini del bar per riscoprire i sapori e i profumi di cavolfiore, broccoli, fagiolini, melanzane, asparagi, carote, conditi possibilmente solo con un po’ di limone e qualche volta un velo d’olio.
A cena via libera alle proteine, preferibilmente del pesce e solo qualche volta della carne. Sempre con tante verdure e un frutto.
Raggiunta quota 88 chili, a gennaio scorso, ho continuato a seguire la mia dieta personale, come mantenimento. Con piccole concessioni: due volte alla settimana, a pranzo, oltre alle verdure mi concedo un piatto di pasta o riso, preferibilmente integrale. Qualche volta alla sera mi gusto un bicchiere di vino.
E soprattutto, una volta alla settimana, via libera a quello che io chiamo il pasto pazzo, non programmato, in cui può capitare un dolce particolarmente affascinante o un primo piatto stuzzicante. Di fatto, continuo a tenermi a stecchetto.
Scendo per 30 piani a piedi
Ma sono felice, perché ho ritrovato il piacere di correre senza problemi. I dolori sono spariti come i chili di troppo. E non solo. Oltre ai miei allenamenti di jogging settimanali, dal primo giorno di dieta ho preso l’abitudine di concedermi venti minuti al giorno di passeggiata veloce. Generalmente dopo pranzo, scendendo a piedi dal trentesimo piano del mio ufficio al grattacielo Pirelli e andando in giro per le vie del centro milanese, a volte accompagnato da qualche collaboratore col fiatone.
Vi assicuro, in questo anno di privazioni a tavola non ho mai accusato un segno di debolezza, né ho sofferto troppo la fame. Non mi è capitato nemmeno nei mesi della campagna elettorale per le ultime regionali in Lombardia. In quel periodo, in molti chiamavano le mie segretarie: “Ma come mai il Presidente è così sciupato? Perché è dimagrito così tanto? È colpa dello stress? Sta male?”. Tranquilli. Mai stato meglio».
Roberto Formigoni (testo raccolto da Barbara Rossi per OK La salute prima di tutto di novembre 2010)
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Come giudicano i nutrizionisti la dieta fai-da-te messa a punto da Roberto Formigoni? «Sono apprezzabili la determinazione con cui il governatore della Lombardia ha affrontato il sovrappeso e l’abbinamento ferreo con l’esercizio fisico», dice Carlo Cannella, docente di scienza dell’alimentazione alla Sapienza di Roma e presidente dell’Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione). «La sua dieta contiene molti aspetti positivi, ma anche alcuni errori».
PRO. «Il regime alimentare di Formigoni lascia un ampio spazio a frutta e verdura, come suggeriscono anche le linee guida internazionali, che parlano di almeno cinque porzioni al giorno», continua Cannella. In effetti, il governatore lombardo mangia tre-quattro frutti a colazione, quattro tipi diversi di verdure cotte e crude a pranzo e vegetali anche a cena.
«Limita il consumo di carne (una o due volte alla settimana, sembra di capire), privilegiando il pesce, e anche in questo caso segue le indicazioni degli esperti», dice il nutrizionista. «Evita il burro e usa solo olio extravergine di oliva, cancella i dolci e gli alcolici. Tutto positivo».
CONTRO. Il regime alimentare inventato da Formigoni ha però qualche pecca. «È troppo povero di carboidrati complessi (pasta e pane), che rappresentano la principale fonte di energia per l’organismo e che devono costituire circa il 50-60% delle calorie introdotte quotidianamente», spiega Cannella. «Insomma, quella dieta può anche funzionare per un periodo limitato di tempo, ma non può essere seguita per la vita. Il governatore dovrà scegliere uno stile alimentare che sia ritagliato sulle sue esigenze, certo, ma più equilibrato e sostenibile, evitando le posizioni drastiche del tipo “certi alimenti non li voglio mangiare”. Perché poi succede che un evento particolare o una tensione in più facciano allentare i freni e portino all’abbuffata improvvisa, come d’altronde pare di capire accada a Formigoni con il suo “pasto pazzo”. E questo meccanismo innesca l’effetto yo-yo, cioè un forte dimagrimento seguito da un rapido ingrassamento. Il consiglio è quello di ridurre le quantità, ma di mangiare un po’ di tutto, anche un piatto di pasta a pranzo e pane e marmellata la mattina».